con l’Epiro nel settore del monte Pindo, a est con il Mare Egeo e parte della Tracia, a ovest con il « Mare Jonico ovvero Adriatico che è alla parte di Durazzo ». Notata bene anche la Bulgaria che dal monte « Cu-novizza » (Kunora) viene separata dalla Serbia e di cui ricorda i principali centri urbani da « Clissurizza » in poi. Sullo sfondo naturale campeggiano gli abitanti con i loro usi e costumi. Qua e là qualche reminiscenza o rievocazione classica, o qualche leggenda popolare, come quella, importante anche per la poesia popolare, del re « Ucassin » (Vukasin), che per essersi assoggettato ai Turchi, fu decapitato dal proprio servitore presso una fonte, che perciò ebbe avvelenate le acque. In complesso un’operetta amena, oltre che dotta, che ancor oggi si può leggere con diletto e compensa la monotonia e la prolissità di tante relazioni ufficiali. Altra opera interessante: l'itinerario di Marc’Antonio Pigafetta, gentilhuomo vicentino (1). L’autore non è l’illustre Antonio, il circumnavigatore magellanesco, ma di lui ha nel sangue la passione per il viaggio e il desiderio di tramandarne la memoria. Una missione dell’imperatore Massimiliano II alla Porta, con a capo l’umanista dalmata Veranzio (Vrancic), gli dà occasione di compiere un viaggio da Vienna a Costantinopoli e di lasciarne poi un’ampia descrizione. La descrizione è veramente ampia e organica perché si apre con un esordio storico sulle aspirazioni asburgiche sull’Ungheria prima della fatale battaglia di Mohacs del 1526 e sulle guerre successive fra Ungheria e Turchi fino all’anno 1567, e si divide in ventitré capitoli: ogni capitolo è corredato di postille che ne controllano il procedimento. Essa è anche dotta e spontanea perché attinge, sì, a geografi e storici antichi e contemporanei, ma si affida soprattutto a esperienze dirette, personali, a un attento spirito osservatore, a uno stile vigoroso, scorrevole e persuasivo. Anche se pecca soprattutto nella cronologia, resta sempre una delle più esaurienti e perfette descrizioni della penisola balcanica del secolo XVI. Tra il viaggio di andata e quello di ritorno, agli Slavi, cioè a Serbi e Bulgari, sono dedicati parecchi capitoli. C’è il « viaggio per la Rascia » (cap. Ili), e il « viaggio per la Bulgaria » (cap. IV) e di ritorno si ricalca il cammino da Adrianopoli a Belgrado (capp. XX-XXIII). Nella figurazione geografica prevale la topografia, ma non mancano (1) Uscito la prima volta a Londra nel 1585 e ripubblicato da P. Matkovic nel voi. XXII di Starine. Dallo stesso studiato nel voi C di Rad. 118 —