Scarseggiano le altre traduzioni dal serbo-croato Scarse le altre traduzioni dal serbo-croato. Tutto quello che fu tradotto sa di « casa e famiglia » ed ebbe limitata risonanza perché pubblicato in gran parte in Dalmazia da modeste case editrici e compiuto da più che modesti letterati d’occasione, in forme modestissime. Traduttori quasi tutti Dalmati bilingui che conoscevano e maneggiavano bene ambedue le lingue, avevano anche discreta familiarità con la verseggiatura, ma non erano destinati a compiere opera di vera arte. E pur non essendo artistiche le loro traduzioni, più che alla fedeltà del testo tendevano all’efficacia della forma, più che l’occhio o l’intelletto preferivano appagare l’orecchio e il cuore. Del resto di fronte alle pessime traduzioni o riduzioni che poi si faranno dal russo o dal polacco o, meglio, dal francese e dal tedesco, possono ancora ben dirsi fedeli. La scelta andò alla rievocazione dei lustri dell’antica letteratura serbo-croata di Dalmazia. Si presero le mosse dalla bizzarra, semibarocca e semiarcadica figura di Ignazio Giorgi (Gjorgjic, Gjurgjevic) che indubbiamente è uno dei vati più caratteristici di quella letteratura e del settecento raguseo in particolare. L’iniziazione spetta a Marcantonio Vidovich, facile verseggiatore italiano e autore di tragedie e commedie a sfondo per lo più dalmato (Nepomuceno Orsini, Damiano di Ragusa). Egli tradusse cioè, in tronfi e sonori versi, quelli che passano per il capolavoro del Giorgi, i barocchi Sospiri di Maddalena penitente e anche una cernita di graziose poesie amorose (1). Un altro Dalmata invece, il raguseo Luca Stulli, facitore estemporaneo di versi italiani e latini, volse in italiano un suo scialbo elogio poetico della lingua serbocroata e lo chiamò L’ombra di Ovidio (2) perché si presumeva che, nell’esilio pondno, Ovidio avesse imparato lo slavo, visto che nelle « Tri-stia » dice « nam didici Getice Sarmaticeque loqui ». Ma più che al Giorgi e ai suoi « Sospiri » o alle sue « Ombre », si pensò allora a quello che tradizionalmente passa per il sommo poeta di quella letteratura e che i Serbo-Croati nella loro albagia romantica (1) M. A. Vidovich, Giorgi : raccolta di alcune amorose illiriche canzoni, Venezia, 1813 e Sospiri di Maddalena penitente nella grotta di Marsiglia, Zara, 1829. (2) Dott. L. Stolli, L’ombra di Ovidio ovvero Lodi della lingua illirica, poemetto di don Ignazio Giorgi, Ragusa, 1826. - 437