sono sempre le stesse, inutili quindi ulteriori spigolature. E’ invece da ricordare che anche in questo periodo la stampa dalmato-giuliana cooperò più o meno direttamente e sistemadcamente a far conoscere meglio il mondo slavo. Riviste letterarie italiane e giornali di Zara, Pola, Trieste, redatti in lingua italiana, pubblicarono scritti di argomento slavo e ne fecero opera di informazione, quando non era di pura erudizione. Pur non essendo ignorate le altre letterature slave (specialmente quella russa) la preferenza andò, per un ovvio regionalismo, alle letterature serbocroata e slovena. La messe è piuttosto discontinua e casuale. Solo il Diritto croato, fondato a Pola nel 1888 e continuato poi a Trieste dal Vennero slavo, fu una seconda « Nuova rassegna bibliografico-letteraria » di Firenze. La sua rubrica speciale, « Musa slava », accolse miriadi di versioni da ogni letteratura slava, ma specialmente da quella serbo-croata, per cui si può dire che di quest’ultima letteratura non ci siano stati autori o opere pregevoli, di cui non si sia dato qualche saggio. Alle traduzioni si aggiunsero gli articoli letterari, ora come semplici ristampe da periodici italiani ed ora come contributi particolari per il giornale. Modesti i loro autori (fra cui qualche collaboratore italiano) se si escludano singoli giovani scrittori serbo-croad, come il Nazor o il Tresic-Pavicic che poi diverranno illustri (1) e che, tradotti e apprezzati in Italia, ritroveremo nel prossimo capitolo. (1) Cfr. A. Cronia, Op. cit. pag. 125-126. - 571