Boccaccio che avevano avuto larga risonanza nel periodo rinascimentale. Mordente l’orgoglio umanistico della personalità e della glorificazione che ormai, varcati i confini quattro-cinquecenteschi, si impone in ogni età. Varia però l’interpretazione secondo le epoche. Nel periodo prevalentemente secentesco 11 pedale è tenuto dal tono moraleggiante anche se i fatti di guerra appassionano maggiormente. Ed è proprio il Boccaccio con i suoi De casibus ìllustrium virorum che ancora ammaestra e affascina. Nel testo originale, latino del Boccaccio gli Slavi ancora non entrano. Non entrano nemmeno nella traduzione e nella amplificazione italiana fatta da Giuseppe Betussi nel 1545 e in successive edizioni veneziane. Entrano invece in un’edizione nuovamente ampliata da Francesco Serdonad nel 1598 (1). Vi emergono Croati e Serbi con i re Seislavo, Svonimiro, Rodoslavo o con i despoti Lazzaro e Giorgio (2) quali esempi di « morti miserabili », di « uomini abbassati dalla fortuna e poi rilevati », di « casi avvenuti in battaglia, per li quali i vincitori son divenuti perdenti sventuratamente », ecc. (3). La loro presenza è dovuta proprio ad un « caso » personale, al fatto che il Serdonad fu maestro a Ragusa (4) ed ebbe così occasione di interes- (1) 1 Casi degl’Huomini Illustri di messer Giovati Boccaccio ne quali si trattano moltissimi accidenti di diversi Principi... tradotti di lingua latina in volgare per M. Giuseppe Betussi. Con una nuova giunta fatta per Messer Francesco Ser-donati..., Firenze, 1598. (2) L’autore è stato colpito soprattutto dalla storia serba riferentesi alla battaglia di Kosovo, e perciò ha fermato più volte la sua attenzione sul principe Lazzaro. Ma non ha dimenticato il despota Giorgio Brankovic (secondo lui: Nema-gna!) che ha dato la propria figlia in moglie al sultano di Costantinopoli e fu esempio di come « lo sprezzare la religione cagiona lo sterminio degli imperi e delle reali famiglie ». (3) Degli altri Slavi sono ricordati fuggevolmente solo il solito re Primislao, cioè Pfemysl Oràc (p. 669) o Giorgio Poggibraccio Boemo (Jiri z Podèbrad) a proposito di « huomini, che trovandosi in forze altrui con pericolo di perdere la vita furono alzati a gran Signorie », e Ladislao III di Polonia e la battaglia, di Varna a proposito dei surricordati « casi avvenuti in battaglia per li quali i vincitori, ecc. ». E’ ricordato anche l’eroico difensore di Sziget, Niccolò Serini, cioè Zrinski, ma come « Unghero » (p. 704) a proposito di « casi dogliosi per li quali alcuni non hanno goduto il frutto della vittoria per opera loro in parte, o in tutto acquistata ». (4) F. M. Appendini, Notizie ¡storico-critiche sulle antichità storia e letteratura de’ Ragusei, Ragusa, 1803, tomo II, pag. 318 e notizie aggiornate da J. ToR-barina, ltalian influence on thè Poets of thè Ragusan Republic, Londra, 1931, p. 82. 220 —