ancora nella sostanza e nella forma, ma poliedrico e ricco e poderoso in confronto a quanto era stato fatto prima per la stessa letteratura russa e, più ancora, in confronto a quanto era stato fatto per le altre letterature slave. Situazione meno propizia per la letteratura polacca La letteratura polacca in questo periodo, benché rigogliosa e originale, non ha avuto — almeno nella prosa narrativa e nella scuola veristica — elementi sufficienti da opporre al fascino che la Russia esercitava con i grandi maestri del suo ormai tipico realismo. Ci sono stati, sì, scrittori di talento in versi e in prosa, come Asnyk, la Konopnicka, Kaspro-wicz, Tetmajer, Prus, Zeromski, Przybyszewski, Reymont e altri, anche di tipica tendenza positivistica e ammantati di polonismo, ma, o perché hanno filosofeggiato o moraleggiato e vagato in terre lontane (sia pure l’Italia, quando non era il Brasile o l’Egitto o la Cina!) o perché hanno dato tono e colorito troppo paesistico al vero realismo e si sono persi in sogni cosmopolitici, non corrisposero al gusto, alla curiosità che aveva destato la letteratura russa. Inoltre, soprattutto per l’inabissamento dello Stato polacco in tre domini stranieri che volentieri ne obnubilavano la letteratura, sono stati poco conosciuti o addirittura ignorati. Il « caso » Sienkiewicz sta a sé. Dei grandi poeti passati, Mickiewicz ebbe ancora onori e tributi di versioni. Non credo sia stato il gusto della nuova età a ispirarle; si tratta piuttosto della sopravvivenza del culto che egli ha goduto nella letteratura del Risorgimento e, in buona parte, dell’opera personale di Aglauro Ungherini, che a Torino, con il Begey, svolse intensa attività polonistica sì da esser detto — da Roman Pollak — il « Nestore dei po-lonofili italiani ». Vi contribuirono anche Polacchi residenti in Italia, come Arturo Wofynski, così che ne derivarono versioni se non numerose, almeno dirette e genuine. Fu in tal modo che riapparve in due diverse versioni il famoso e fatidico Libro della Nazione polacca, cui fecero eco in nuove versioni Dziady e Konrad Wallenrod. Novità furono la versione di Pan Tadeusz, che si crede opera del Boito, e antologie o raccolte parziali di opere complessive. Trascurate altre sue buone opere (1)- (1) A. Mickiewicz: Taddeo Soplitza o l’ultimo processo in Lituania, (A. Boi to) Milano, 1871; 1 Lituani ovvero Corrado Wallenrod, F. Fontana, Milano, 1874. 540 —