Cronia in un’ampia documentazione ragionata e storicamente inquadrata che, come preistoria della slavistica largamente intesa, si intitola appunto Per la storia della slavistica in Italia. Per coloro poi che volevano dedicarsi espressamente agli studi slavistici il Giusti ha tradotto, non impeccabilmente, il manualetto del Weingart Sto knih slavistovych (1) e il Damiani ha abbozzato un volumetto o Piccola guida bibliografica agli studi di lingue e letterature slave in Italia (Roma, 1932) che poi fu superato dal suo bel volume del 1941 Avviamento agli studi slavistici in Italia, ottimamente concepito. In complesso non solo sono mancate sintesi, sincronizzazioni o quadri sinottici del mondo slavo (2), ma non si è ancora avuto un basilare « Grundriss » della slavistica (3). Visioni del mondo slavo, della sua solidarietà spirituale e linguistica affioreranno se mai nei bilanci consuntivi degli studi slavistici, nei panorami delle relazioni intellettuali che intercorsero tra l’Italia e gli Slavi, e in singoli saggi slavistici, che avremo occasione di ricordare in seguito. Linguistica in sordina Altro tallone d’Achille della slavistica italiana: la linguistica (4)! Niente fu scritto sul protoslavo (5). Trascurato il paleoslavo se si escludano alcune riesumazioni di (1) M. Weingart, Introduzione bibliografica allo studio della slavistica. Traduzione dal ceco di W. Giusti, Udine-Tolmezzo, 1929. (2) Pur che non si vogliano ricordare le « voci » dell ’Enciclopedia Italiana e articoli di riviste e giornali, come quelli di E. Damiani, Lingue e letterature slave e mondo slavo in Nuova Antologia, 1930, o di A. Cronia, Vazov nelle letterature slave in L’Europa Orientale, XIII (1933) e i recenti criteri di metodologia estetica espressi in Linguaggio poetico e poesia riflessa negli studi slavi, Firenze, 1946, da Rivista di letterature moderne, I, 1. (3) E’ del 1949 una Introduzione allo studio della filologia slava di A. Cronia ma eseguita in modo elementare per principianti e « analfabeti », come dice scherzosamente l’autore. (4) Potremmo fare delle riserve per Maver e Cronia, che, come vedremo, hanno pagato i loro tributi se non altro alla dialettologia, alla lessicografia, alla fonetica o al paleoslavo. (5) Solo negli ultimissimi anni il Cronia pubblicherà, in litografia, le sue lezioni sul Vocalismo slavo, Padova, 1942 e il Pacini ne pubblicherà altre sulla fonetica e sulla morfologia: Filologia slava, Napoli, 1947-1948. — 669