Se si tenga conto ancora che il Ferrich fu in corrispondenza anche col Cesarotti, con Michele Denis ed altri letterati italiani e stranieri (1), risulterà più evidente l’ammirazione che si andava diffondendo intorno alla poesia popolare serbo-croata e in Dalmazia e in Italia e oltre le Alpi. Si perfezionava così l’opera divinatrice del Fords. Il Ferrich influirà poi sul latinista piemontese passato in Dalmazia, Urbano Appendini, il quale in un’antologia di poesie sue e di ragusei latinizzanti inserirà anche due canti popolari serbo-croati tradotti dal Ferrich in latino col dtolo latino e originale (2). Lo stesso accadrà col fratello suo Francesco Maria che dedicherà tutto un capitolo alla poesia popolare in quella grandiosa storia della letteratura ragusea o Notizie storico-critiche, ecc., di cui avremo occasione di discorrere. La valorizzazione delle Muse popolari slave conseguiva così la sua prima consacrazione con auspici ed esiti che non tardarono a rinverdire di nuovi allori, al soffio delle successive aure romantiche. Se siffatta letteratura elogiativa ha avuto il suo epicentro in Dalmazia, la quale del resto, esclusa la piccola repubblica di Ragusa, era ancora sotto la dominazione di Venezia, la partecipazione dell’Italia resta determinante, perché sue sono state le idee evocatrici e suo fu l’uomo che le ha interpretate e trasfuse. I proseliti dalmati poi, sia slavi come il Ferrich, sia italiani come gli Appendini, rampolli della secolare simbiosi latinoslava, gli hanno fatto eco in latino o in italiano cointeressando anche con ciò l’opinione pubblica d’oltre Adriatico. (1) M. Kasumovic, Dvije poslanice Gjure Ferica in Nastavni V jesni\, X (1902), 451, 573; S. Ljubic, Ogledalo kjijiievne poviesti jugoslavjans\e, Fiume, !869, I, 424. (2) U. Appendini, Carmina. Accedunt selecta dlustrium Ragusinorum, Ragusae, 1911. . — 311