ai suoi temi prediletti di geografìa e di etnografia slavo-meridionale e rasenta, se mai, la glottologia con nuove ma non sempre indovinate ri-costruzioni toponomastiche della Venezia Giulia (1). Bruno Guyon bazzica la filologia e, raccogliendo articoli disseminati in varie riviste, ma soprattutto nel « Marzocco » di Firenze, pubblica, nel 1916, un’opera di occasione — Balcanica — che svolge argomenti svariati (da un proemio sull’anima slava o da alcune divagazioni sulla poesia popolare serbocroata a imitatori croati di Dante e alle colonie serbo-croate del Molise) su quei sanguinosi e insanguinati Balcani, sui quali ferveva la guerra e sui quali il suo sguardo ansioso vagava. Peccato però che, fra lavori inoriginali di rifacimento e lavori originali di indagine, la padronanza della materia non sia pari all’amore. In ogni caso questo periodo di guerra, sì ricco di emozioni, di curiosità e di speranze, mette in viva luce il desiderio e la necessità, sentiti dagli Italiani, di conoscere più e meglio il mondo slavo. Ormai negli uffici dei ministeri e nei comandi militari, negli ambienti intellettuali, nelle case editrici e nelle redazioni dei giornali e delle riviste c’era chi capiva l’importanza che gli Slavi avrebbero assunto nel nuovo assetto dell’Europa e non ne restava indifferente. Con ciò veniva dissodato il terreno, sul quale, a guerra finita, sarebbe aumentato l’interessamento alle nazioni slave e sul quale sarebbero spuntati, a coronamento, i veri studi slavistici. (1) Il Musoni ha pubbicato molte sue opere già nel sec. XIX e queste furono segnalate nel capitolo precedente. A questo periodo appartengono: La nazione slovena e l’attuale momento politico, Udine, 1916; Il Monte Nero e la toponomastica della Venezia Giulia, Firenze, 1916; A proposito di topolessi grafia e toponomastica slava della Venezia Giulia, Firenze, 1917; Problemi etnografici e politici della penisola balcanica, Firenze, 1918; Gli Sloveni, Novara, 1919. 600 —