un particolare avvenimento, ad un singolo personaggio che è di solito un sultano; altre volte, invece, divagano volentieri, mirano a problemi di politica europea interessata alla vessata questione turca. E come nelle « relazioni di Germania » c’è stato un Leonardo Mocenigo che non ha dimenticato nemmeno gli Sloveni ed ha relazionato anche sulla Ca-rinzia e la Carniola, così nelle « relazioni dell’impero ottomano » spesso sono presenti Polonia e Moscovia. I giudizi sulla Polonia vista da parte turca sono piuttosto pessimistici perché « del re di Polonia, con tutto che sia potentissimo re di cristiani e possa per difesa dello stato suo far centocinquantamila cavalli, non se ne tiene però alcun conto »... (1), perché « il regno di Polonia è tenuto in niun conto dai Turchi, non perché non intendano per eccellenza che unito con la Lituania e con gli altri stati sottoposti alla corona potriano in una occasione mettere insieme ventimila cavalli, e che collegati con li Moscoviti, e con l’imperatore potriano fare un mediocre danno alle cose sue; ma perché vedono che non hanno uomini di stato da procedere e non sanno mantenere la reputazione e che troppo chiaro si lasciano intendere di voler la pace col signor Turco, e di temer le sue forze; perciò sono poco stimati, e i Turchi prendono sicurtà di trattarli come gli vien voglia» (2). Diverso è, invece, il linguaggio sulla Moscovia perché « del Moscovita dubita il Gran Signore per due rispetti; primo, perché ha una cavalleria tremenda di quattrocentomila cavalli atti a sopportare ogni fatica, essendo gli uomini arditi, robusti e obbedienti, e i cavalli da gran fazione ed infaticabili, e sopra tutto benissimo armati, e fra le altre armi avendo molti archibusi, li quali questa nazione adopera per eccellenza. Dubita poi anche perché quel granduca è della chiesa greca come i popoli della Bulgaria, Servia, Bosnia, Morea e Grecia, divotis-simi perciò al suo nome, come quelli che tengono il medesimo rito greco di religione, e sarien sempre prontissimi a prender l’armi in mano e sollevarsi per liberarsi dalla schiavitù turchesca e sottoporsi al dominio di quello » (3). Similmente, raccomandando a Venezia « l’amicizia di questo principe, massime quando fosse congiunto con il Regno (1) Sommario della relazione di Antonio Barbarigo (1558), E. Alberi, Op. cit. Serie III, voi. Ili, p. 159. (2) Relazione dell’impero Ottomano del clarissimo Giacomo Soranzo (1576), E. Alberi, Op. cit. Serie III, voi. Il, P. 204. (3) Relazione citata di Giacomo Soranzo del 1576, pag. 206. 110 —