ture di cinque baroni siciliani, i quali dopo la rivolta del Vespro, quindi nel 1282, lasciano la loro isola e vanno errando in cerca di fortuna in diverse regioni. Uno di essi, Ulivo di Fontana, viene in « Ischiavonia » e passa temporaneamente al servizio del re Archai di Rascia. Qui egli diventa suo « generale capitano », vince per lui la guerra contro la Morea per la città di Patrasso, gli riconquista i territori perduti, va a combattere i Saraceni in Armenia, ritorna per aiutarlo nella guerra contro l’Ungheria e alla fine se ne parte alla volta della Sicilia con « molto tesoro acquistato ». La narrazione è romanzesca, l’ambiente non è bene individuato, mancano nomi e riferimenti concreti, ma la trama nel suo complesso rielabora fatti che possono riferirsi al re Milutin dei Ne-manjic (guerra coi Turchi in Asia, guerra con l’Ungheria, ecc.) e che da qualche fonte Bosone avrà certamente attinto. Comunque della Rascia egli non aveva la più pallida idea. Suo fascino fu l’essere lontana. Di fronte ai più vicini Croati e Sloveni, la Serbia passava per paese lontano, « diverso » e romanzesco... A Dante l’ultima parola, anche su i « volgari eloqui » Di tutte le voci e le impressioni che su gli Slavi ha tramandato la letteratura italiana, quelle di Dante nella sua Commedia ci colpiscono maggiormente per l’autorità delle sue « somme chiavi » e per il significato che vi acquistano. Spetta a Dante infine la parola anche sul « volgare eloquio » degli Slavi In quel libro suo che può passare come un primo trattato di dialettologia italiana, il De vulgari eloquentia, prima di venire a una divisione dei dialetti italiani e premessa la monogenesi delle lingue umane, egli tenta un primo raggruppamento delle lingue europee e, mescolando assieme « Sclavones, Ungaros, Teutonicos, Anglicos » ecc. ne fissa una classificazione sulla base di quella pietra di paragone ricorrente ai tempi suoi — si pensi alla lingua d’oc, d’oil ecc.! — che era la particella affermativa « sì ». Soggiunge però « quod quasi predirti omnes jo afirmando respondent » (1). Buona, come si vede, la distribuzione o ubicazione geografica, ma errata la classificazione linguistica anche se lo ja risuona ancora sulla bocca di molti Slavi nel par- (1) Opere di Dante, nuova ed. diretta da M. Barbi : De vulgari eloquentia, ridotto a miglior lezione e commentato da A. Marigo, Firenze, 1938, p. 48. - 59