D’altra parte non bisogna dimenticare che buona parte di queste traduzioni sorse in epoca in cui l’ideologia del fascismo convogliava uomini e cose alla valorizzazione del genio creatore nazionale italiano. La presenza quindi di tali e tante traduzioni ha pur l’importanza di una nuova prova del crescente interesse al mondo slavo in tempi in cui esotismi e xenofilia erano, comunque, tenuti a guardia (1). La stampa interessata al mondo slavo Altra prova dell’attenzione sempre maggiore che gli Slavi destavano: la stampa periodica. In relazione o addirittura a complemento degli orientamenti già delineati e dei quali in seguito ci occuperemo, giornali e riviste hanno avuto occasione e modvo di occuparsi largamente di cose slave e di valersene in modi e limiti svariatissimi. Tale e tanta è anzi la loro messe che, nell’ambito che ci siamo prefissi, sarebbe superfluo scendere a particolari o a minuziosi bilanci. Ma ormai la nuova situazione è chiara e noi più che a una sua guida bibliografica, miriamo a una sua ricostruzione storica, di cui la bibliografia sia semplice, ma valida documentazione. Il fatto più eloquente dell’epoca, sempre a questo proposito, è la comparsa (per la prima volta in Italia) di Russia — Rivista di letteratura, arte, storia — fondata a Napoli da Ettore Lo Gatto nel 1920 e da lui diretta fino al 1926, anno della cessazione della rivista stessa. E’ la tipica rivista iniziatrice che, in mancanza ancora di esperti collaboratori italiani, si limita in gran parte a tradurre autori e articoli russi, ma svolge un ampio programma di informazione letteraria e culturale e prepara il terreno a nuove imprese. Infatti la condnua e la completa idealmente, dal 1926 al 1932, la Rivista di letterature slave, edita dall’« Istituto per l’Europa Orientale » di Roma e diretta dallo stesso Lo Gatto. Il progresso è evidente perché, anche se non si può parlare ancora di rigore scientifico e vi affiorano numerose traduzioni, il panorama è ben più vasto (come appare già dal titolo stesso) e assieme a scritti informativi si susseguono seri e nutriti studi di carattere letterario che più tar- (1) Si veda, per esempio, l’articolo di Mario Carli, Che c’importa del « genio » slavo? in 11 popolo di Roma, I, VII-1930. — 637