ma, col suo « cappello all’Ernani » egli figurava spesso nelle file della gioventù rivoluzionaria che inneggiava all’Italia e al Papa. Il suo amore per l’Italia affiora spesso e spontaneo nella sua poesia originale, specialmente in quelle Talijan\e o «Italiane», che in versi palpitanti rievocano le burrascose giornate del ’48. Ma è nella stampa italiana, cioè nella « Nuova Antologia » (1) di Firenze, nella « Favilla » di Trieste, nell’« Osservatore Dalmato » di Zara, che egli patrocina l’avvicinamento degli Slavi all’Italia e viceversa. E lo caldeggia tratteggiando le vicende storiche e letterarie dei popoli slavi soggetti alla monarchia austriaca e di quelli della penisola balcanica, perorando l’istituzione di una « cattedra slava » in Italia, sfatando malintesi e dubbi e fermando l’attenzione degli Italiani sulla necessità di creare uno stato jugoslavo con centro nella Serbia e con l’appoggio sia della Russia, che poteva debellare e Turchia e Austria, sia dell’Italia, che « di fatto è stata sempre la nostra nutrice intellettuale » (2). In ciò il Pozza andava d’accordo con un altro grande dalmata, con il Tommaseo, quando raccomandava di « sviluppare la nazionalità slava per mezzo della civiltà italiana ». Ma a prescindere dal Pozza o da altri singoli casi poco significativi (3), una vera partecipazione jugoslava ai moti italiani non ci fu. Nelle aspirazioni irredentistiche dei due popoli c’erano già delle interferenze regionali che alimentavano pericolose rivalità, per cui anche all’intesa contro il comune oppressore si preferì libertà d’azione a danno magari della propria causa. Ciò spiega meglio come l’Italia abbia sentita la necessità di prendere in considerazione anche il problema jugoslavo. In sede teorica, come vedremo, esso ebbe varie interpretazioni che andavano (1) Cfr. l’articolo programmatico La Serbia e l’impero ¿’Oriente, a. 1867. (2) Secondo le parole di M. Car, Moje simpatije, Zara, 1913, a pag. 73 del cap. Medo Pucic. (3) La presenza di una deputazione croata al famoso Congresso di Verona del 1822, al quale intervennero l’imperatore d’Austria, lo zar delle Russie, il re di Prussia e i principi italiani (e attorno ad essi una schiera di ambasciatori e cortigiani) per ribadire i principi o i diritti della Santa Alleanza, non fu che un a«o di mozione per la restituzione delle « Provincie illiriche » alla Croazia sotto il patronato dell’Ungheria e un’occasione felice per ossequiare lo zar russo. Cfr. V. Klaic, Hrvats\a \raljevins\a deputacija za \ongresa u Veroni in Rad, 235 (1928); P. Popovic Vladi\a Petar i \ongres u Veroni in Zapisi, VII (1930), 215. L’attività svolta dal conte Costantino Vojnovich nella stampa italiana (« La nuova Antologia », « Il Politecnico », « La Rassegna nazionale ») mirò sopra tutto a confutare l’italianità della Dalmazia. — 375