zare un piano che aveva lungamente studiato e preparato: la ricostruzione dello stato polacco, inserendo nella causa comune la causa della Polonia. Roma, che sembrava potesse assumere il ruolo di guida dell’Europa verso il rinnovamento delle sue genti, doveva essere il punto di partenza della sua missione perché — son parole sue — « Roma è Chiesa e Stato. Chiamati a conquistare allo spirito uno stato sulla terra, noi dobbiamo procedere sulla terra, partendo da Roma, che è il nostro fondamento ». Qui, senza indugi e non senza difficoltà da parte polacca, e non senza perplessità da parte di Pio IX, che pur concesse la propria benedizione per il popolo polacco, egli costituì un primo gruppo della Legione polacca, che, « alleata dei popoli », doveva prender parte alla lotta nazionale italiana contro il comune nemico e marciare poi verso la Polonia per liberarla dal giogo straniero. Esiguo il numero degli arruolati — circa una dozzina di uomini — ma vasto il loro programma che, in un faditico Simbolo politico polacco redatto dallo stesso Mickiewicz e tradotto in italiano e approvato dalla censura pontificia (1), suggellava l’atto costitutivo della Legione su basi altamente umane, quindi anche sociali, e mirava ad una riforma generale della Polonia, in cui la parola di Dio sarebbe divenuta legge civile e sociale, ma ogni cittadino sarebbe stato uguale nei diritti e nei doveri e la terra sarebbe stata resa al contadino che la coltivava. Il dado era tratto. Pronta l’eco: l’invito caloroso del governo provvisorio di Milano ai Polacchi — « generosi fratelli di avversità e di speranze » — ad accorrere per combattere il comune nemico. E i Polacchi accorsero. E il viaggio loro da Roma a Milano fu un vero trionfo. Cordiali le accoglienze di Livorno, il cui comandante della guardia nazionale, il colonnello Vincenzo Bernardi, mise a contatto i Polacchi con altri Slavi che dovevano ingrossare le loro file. A Empoli, illuminata a festa, popo- lo e guardia nazionale con il corpo musicale accolsero festosamente 1 legionari al grido di «Viva la Polonia! Viva la libertà d’Italia » (2). Entusiastiche le accoglienze di Firenze, dove al popolo acclamante in poderoso corteo il Mickiewicz tenne una delle sue infiammate concio- (1) E’ stato pubblicato nei principali giornali di allora e a parte (1848) -grande quindi la sua risonanza in Italia! (2) In tale occasione il Mickiewicz tenne una vibrata allocuzione, che fu pubblicata nella Rivista di Firenze del 21 aprile 1848. 364 —