la scena della loro presenza, con la loro passione e con i loro sogni, facenti capo a qualche organizzazione o agend per conto proprio. Un primo contatto, ma indiretto, fra Garibaldi e i Polacchi risale al 1834, al tentativo di rivolta o congiura in Savoia, cui inutilmente presero parte emigranti polacchi ed in cui era impigliato anche lo stesso Garibaldi, che, condannato perciò a morte, dovette mettersi in salvo all’estero. Egli allora probabilmente intese parlare dei Polacchi senza conoscerli personalmente, come invece conosceva i Russi dai suoi viaggi col padre in Oriente. E dei Polacchi avrà inteso parlare da colui che era figlio di Napoleone e della sua sventurata ammiratrice polacca, cioè da Alessandro Walewski, che conobbe in Uruguay e che era stato capitano delle armate polacche durante le insurrezioni del 1830 e divenne poi un celebre uomo di stato in Francia. Nel ’59 la questione romana, le aspirazioni di Garibaldi di abbattere il potere temporale del Papa e l’attaccamento profondo dei Polacchi alla tradizione cattolica alienarono una parte dell’opinione pubblica polacca dalla causa italiana e i monarchici soprattutto si dichiararono in favore del Papa. Ma quando si trattò di iniziare azioni armate contro l’Austria e i Borboni, non mancò la solidarietà polacca. I Polacchi avrebbero voluto costituirsi in legioni proprie e così combattere a lato dell’armata italiana. Ma un po’ di scetticismo per via delle esperienze precedenti e la preoccupazione di non urtare Prussia e Russia, di cui si voleva assicurare la neutralità, ne impedirono l’attuazione. L’azione loro si limitò per ciò a proclami nella stampa, a offerte in denaro per l’acquisto di armi e ad arruolamenti individuali, specialmente di ufficiali, nei vari reparti di Garibaldi e nel V corpo d’armata, dove il reggimento di cavalleria era agli ordini di un Poninski. Volontari polacchi, non numerosi, ma capaci e ardenti, presero parte anche alla spedizione garibaldina in Sicilia e a Napoli nel 1860. Nelle loro file non pochi furono quelli che di sé lasciarono un ricordo magnifico. In particolare si distinse Edoardo Lange, che poi diventerà generale dell’esercito italiano ed il cui reggimento decise della vittoria a Santa Maria di Capua. Vi fece pure il suo duro tirocinio il sottotenente Mariano Langiewicz che sarà uno dei capi della rivoluzione polacca del 1863. E fu allora che Garibaldi disse ai suoi soldati che « dopo la questione italiana si doveva sollevare quella polacca » (1). (1) Cfr. la « Lettera di un polacco combattente nelle schiere garibaldine » scritta a Palermo il 25-VI-1860 e ripubblicata da A. Lewak, Pols\a \orcsponden- — 369 24