smisero di scrivere per mettersi a cospirare, e scontarono nel carcere o nell’esilio il loro amore per il vero e per il giusto, tanto nell’arte quanto nella vita. Forma culminante del pensiero italiano fu perciò quella politica e l’arte stessa fu quindi in gran parte politicamente intonata. Romanticismo e Risorgimento coincidevano così a perfezione e questo non era altro che quello trasportato in terreno polidco. Di qui il tradizionale appellativo di « romanticismo di scuola e di battaglia ». Da nuovi fremiti di risveglio a loro volta vennero presi anche i popoli slavi nelle loro formazioni statali e in seno a quell’unione ideale che il romanticismo non tarderà ad arroventare. In Russia l’esistenza di un grande stato nazionale pregiudicò il carattere delle lotte politiche che avvamperanno altrove e diede adito piuttosto a rivolgimenti sociali e intellettuali che, però, non saranno meno rivoluzionari delle prime. Contro lo zar Nicola, che giustamente è definito « l’ultimo e più tenace difensore del principio legittimista », si accentuò un movimento di opposizione, che ebbe il suo punto di partenza nella famosa rivolta dei decembristi del 1825; e ostili o indifferenti e lontani gli saranno egualmente quegli occidentalisti e slavofili, che, patrocinatori di una europeizzazione della Russia, del positivismo e del socialismo gli uni, assertori dell’ortodossia, dell’autocrazia e del panslavismo gli altri, terranno a lungo divisi in due gruppi i ceti intellettuali russi. Né gli animi si placarono sotto il suo successore, Alessandro II,, anche se nuove riforme — l’emancipazione dei contadini — prospettarono una trasformazione generale della società e dell’organizzazione statale russa, ché verso la fine del suo regno si manifestarono altri movimenti rivoluzionari, esprimenti la insoddisfazione del popolo oppresso o sfruttato, e di un atto di rivolta fu vittima lo stesso imperatore. La Polonia avvinta, ma non vinta dai suoi feroci dominatori russo-austro-prussiani, galvanizzata tutta dalla lotta per l’indipendenza, in più riprese, in vari tempi e luoghi, in patria e fuori, cercò di strappare le catene che la legavano e specialmente nelle clamorose insurrezioni del 1830 e 1863 contro la Russia pagò — come disse il De Amicis — « in un mare di sangue eroico » il suo amore alla libertà. Naturalmente 1 a-zione rivoluzionaria, le umiliazioni subite all’estero, le repressioni interne non preclusero la via ad altre lotte politiche e una prima scissione fpa « bianchi » o aristocratici e « rossi » o democratici inizio una lotta (li classe che avrà ulteriori rivolgimenti. Diversa la situazione e l’azione della Boemia e del popolo ceco e s'°vacco. L’Austria-Ungheria vi è ormai da più secoli padrona assoluta — 357