mandazione o di presentazione del padre suo, Sigismondo III, e della madre Costanza al « consanguineo e nipote » Ferdinando II di Toscana e alla granduchessa Maria Maddalena (1). E i Medici lo accolsero da pari loro. Dalla Storia d’Etichetta di Toscana (2) risulta che i festeggiamenti ebbero inizio il vendsei gennaio e si chiusero il ventisette febbraio. Si incominciò con una prima accoglienza ufficiale a San Casciano e con una « festa di S. Orsola in musica », con cacce, funzioni sacre, balli — anche a cavallo: La liberazione di Ruggiero! — e partite di calcio, e si finì a Pisa con fantastici combattimenti navali alla tur-chesca suH’Arno. Conseguenza felice di questi contatti fu la grande italofilia di Ladislao (sua seconda moglie sarà la principessa Maria Luisa Gonzaga). Egli si appassionò alla musica italiana (a Cracovia creerà un teatro permanente con ricco repertorio italiano) e, tra l’altro, si interessò vivamente alle opere e alle sorti di Galileo Galilei. D’altra parte è logico che qualche « curiosità polacca » si sia manifestata in Italia intorno e per merito della figura ladislaviana. Le pubblicazioni di contingenza in prosa e in versi, già più volte da noi ricordate, ne sono lusinghiera e sicura prova. Sigismondo III mandò in Italia anche altri figli: nel 1636 Giovanni Casimiro, che nel 1648 sarà re Giovanni II, e Alessandro Carlo alla fine del 1633 (3). Dalla solita Storia d’Etichetta di Toscana sappiamo che quest’ultimo con un seguito di ventiquattro gentiluomini assistette alla favola in musica Siringa di Michelangelo Buonarroti il Giovane (rappresentata in onor suo a Palazzo Vecchio da gentiluomini fiorentini), a feste da ballo, a mascherate, a banchetti, al varo di una galera e a gite sul mare. A Roma, sotto gli ausipici del cardinale Antonio Barberini, protettore della Polonia (4), fu allestita in onor suo una grande (1) La lettera latina di Sigismondo III del 15 maggio 1624 fu pubblicata da A. Wolynski (sic), Relazioni di Galileo Galilei colla Polonia, Firenze, 1873, pag. 48 e Archivio storico italiano, 1872. (2) Essenzialmente inedita, ma qua e là citata da vari autori e, per il caso nostro, dal Woiynski, Op. cit. 38-39. (3) Un altro suo figlio, il cardinale Gian Alberto, è morto a Padova nel 1634. (4) Vitale Mascari, Festa di S. Saracino fatta in Roma a 25 Febbraio 1634, con figure incise in rame col disegno di Andrea Socchi, celebre pittore, Roma, 1635. 282 —