Roma, prima fra tutte il Vaticano (1). Fu così che ,il nome di Venceslao divenne familiare in Italia anche nell’onomastica e non pochi furono gli Italiani che portarono questo nome (2). Possiamo quindi concludere che la fama del Santo boemo ha avuto in Italia risonanza tut- (1) Nel secolo XIV (sembra per merito del vescovo di Olomouc, Berka z Dubé) è stato eretto nella basilica di S. Pietro un altare in onore di S. Venceslao e l’altare aveva, dipinto su legno, un quadro di S. Venceslao con ritratti di S. Adalberto, S. Procopio e Carlo IV; quando l’altare fu demolito, il quadro fu riprodotto in minore proporzione e trasportato nelle grotte Vaticane; una copia recente di questo quadro è stata fatta dal pittore cèco Hynais per il Collegio Cèco di Roma ed ora si trova a Trevi, residenza estiva del collegio, nella Cappella consacrata a S. Venceslao. Nella chiesa di S. Maria in Trastevere (Basilica Giulia), fra i vari affreschi di Pietro Cavallini (t 1340), della scuola di Giotto, c’è ancor oggi, se pur ritoccato da altri, un suo quadro di S. Venceslao. Nella chiesa romana di S. Sabina ci sono pure due quadri di S. Venceslao. Nel ciborio della chiesa di S. Toma a Venezia c’è una figura di santo che pare sia quella di S. Venceslao e risalga ai tempi di Carlo IV, cfr. oltre l’op. cit. di Stejskal, anche: Svétozor, XI (1877), 610; V. M. Dvé památ\y sv. V àclava v ltalii in Zlatà Praha, VI (1889), n. 45 p. 539; K. Eichler, Èims\é upomin\y na nasi vlast. Bruna, 1892; K. Jaenig, Alcune memorie caroline in Italia, Venezia, 1895. Per le epoche successive ricordo : nell’ospizio romano dell ’Anima sopra la cassetta delle elemosine c’è il frammento di una statua di bronzo di S. Venceslao, che è stata eseguita nel 1532 da Hanus Fischer di Norimberga; l’altare di S. Venceslao, con affreschi venceslaviani di Angelo Carossello, eretto nel 1630 nel sacro tempio di S. Pietro a Roma (il quadro di Carossello però è stato trasportato nel 1743 al Quirinale e al suo posto fu collocata una copia in mosaico di Pier Paolo Cristoforo Romano); il quadro moderno di S. Venceslao, che mons. Karel Jaenig ha fatto dipingere nella cappella dell’Ospizio Cèco a Roma (Piazza Sforza Cesarini); la cappella moderna nella Santa Casa di Loreto, eretta per merito del vescovo croato Strossmayer. Sulla ripresa del culto venceslaviano all’epoca della Controriforma si farà parola a parte, nei successivi capitoli. Ricordo infine che di un codice del X sec. della Biblioteca Vaticana, una sua postilla segna « Iste liber creditur fuisse Divi Venceslai Ducis Boemiae » e ricordo che esso è stato donato ad Augusto preposto di Olomouc dal Capitolo della chiesa dei S.S. Cosma e Damiano di Starà Boleslava. Che sia questo il libro, di cui parlano certe Leggende venceslaviane, e che Venceslao l’abbia avuto seco a Boleslava, quando è stato ucciso, e che di lì esso sia peregrinato fino a Roma, avendo quel conforto di finire nella città papale che — secondo una Passio — Venceslao aveva tanto sospirato? C’è troppo sapore di Leggenda! Ma a ciò non avranno pensato certo le turbe curiose di fedeli, cui religiosamente veniva mostrato il sacro testo. Cfr. Stejskal, op. cit. 183. (2) K. Titz, Svaty Vàclav v romans\ém svété, Praga, 1929 con le aggiunte di A. Cronia in Rivista di letterature slave, V (1930), I. — 35