ni (1). Tali accoglienze si ripeterono a Bologna, a Modena, a Reggio, a Parma, a Lodi sino a Milano, dove il Mickiewicz potè dire che « nessun monarca avrebbe potuto avere una simile accoglienza » (2). A Milano l’intrepido drappello polacco, ormai più volte decuplicato, prese congedo da Mickiewicz — il quale ritornò a Parigi per accrescere le sparute forze legionarie dopo aver avuto dei vani approcci con il tentennante Carlo Alberto per il passaggio della legione polacca alle dipendenze dell’esercito italiano — e, non senza segni di febbrile impazienza, si preparò a entrare nella zona di guerra. Un distaccamento, al comando del colonnello Nicola Kamierìski, fu inviato alla frontiera del Trentino e prese parte alla battaglia tra Lonato e Desenzano il 6 agosto 1848, ben meritandosi il tanto atteso battesimo del fuoco, e seguendo poi l’esercito italiano nella sua ritirata verso il Piemonte. Un altro distaccamento, rimasto a Milano (3) sotto il comando del colonnello Siodolkowicz, dopo la capitolazione di questa città, dovette pure rifugiarsi nel Piemonte. Qui la situazione si confuse e dopo la sottoscrizione dell’armistizio fra l’Austria e il Piemonte, la Legione polacca fu obbligata a « rassegnare le dimissioni » ; dei legionari chi entrò nelle forze armate piemontesi, e chi cercò fortuna altrove. Delusi gli Italiani, ma più delusi ancora i Polacchi (4). Ma la partita non era ancora finita. Un altro nucleo di Polacchi, che il Mickiewicz aveva organizzato a Parigi, era venuto nell’ottobre 1848 in Toscana ed era passato maldestra- (1) Pubblicata in L’Alba. La Patria. La Rivista di Firenze, ecc. Per Bologna A. G. Natali, I Polacchi a Bologna in Cronache bolognesi del Quarantotto, Bologna, 1934. (2) Anche a Milano Mickiewicz parlò; il suo discorso fu pubblicato ne 11 22 Marzo e altrove. (3) Era alloggiato nella Caserma di S. Girolamo, che, in attesa dell’arrivo 'Ielle colonne segnalate da Parigi, Strasburgo e Lione, era divenuta un centro