Mazzini conosce opere e poeti — o attraverso contatti personali (1) o attraverso versioni francesi e inglesi — e soprattutto Mickiewicz, cui fu legato da amicizia sincera e lunga (2); essa gli è ricca di affascinante « missiona-rismo », che corrisponde ai suoi fondamentali postulati estetici, religiosi e gli strappa elogi elevatissimi. L’ammirazione per la Polonia non è però incondizionata e non esclude, per esempio, critiche, e aspre, nel riguardo del partito cattolico, dei « circoli aristocratici », dell’amicizia verso la Turchia e via dicendo. Ma alla base di ogni osservazione sta sempre un sentimento profondo di venerazione e di amore. La polonofìlia mazziniana è sincera e integra (3). Fortemente impressionato rimane il Mazzini da quelli che egli genericamente chiama Slavi Meridionali o Illirici, ma che effettivamente sono i Serbi e i Croati o, piuttosto, questi uldmi con il loro movimento risorgimentale ideato dal Gaj e noto col nome di «illirismo». Ne è informato soprattutto dagli stessi esponenti con « Communications ré-gulières, posidves ». Parla quindi con discreta, se pur riflessa competenza di causa: del loro moto nazionale che considera «il più importante, dopo l’italiano, per l’Europa futura » e che pur inizialmente letterario si dovrebbe concludere nel suo « naturale carattere politico » ; della loro letteratura con nomi già discretamente sonanti e con una copiosa e originale poesia popolare, vergine, spontanea, meravigliosa che «potrebbe, se qualcuno volesse prendersi il carico di renderla nota al- (1) Il Mazzini ebbe contatti molteplici, p. es., con lo storico socialista Joachim Lelewel (scambiò con lui parecchie lettere), con lo scrittore e cospiratore Zygmunt Milkowski, di cui pubblicò un articolo sulla Polonia in Pensiero e azione del 15-XII-1858 (cfr. M. Bersano Begey, Zygmunt Mil\ou>s\i, Roma, 1935, pag. 47) e via via sino a Mickiewicz, soprattutto in occasione della costituzione della Legione polacca in Italia nel 1848. (2) Della sua opera poetica parlò per la prima volta nella Antologia di Firenze del 1830. Seguirono l’articolo Adam Mickjewicz in The Polish Mounthly Magazine del 1838 e saggi di versione dell’ode Alla madre polacca, di sonetti, di Farys e Dziady. Cfr. la bibliografia di Damiani nel volumetto G. Maver-E. Damiani-M. Bersano Begey, Mic\ietvicz e l’Italia, Napoli, 1949; L. Croce, Mazzini e la Polonia in lridion, maggio 1945 e G. Maver, Mazzini e Mic\iewicz in Ricerche slavistiche, IV (1955-56). (3) Vari articoli sono stati scritti su questo argomento (cfr. p. es. anche il numero speciale di Polonia d’oggi del marzo 1948 dedicato a Mickiewicz) ma fondamentale resta ancora lo studio di A. I.ewak, Mazzini e l emigrazione polacco in 11 Risorgimento italiano, XVII (1924), 4. — 389