bavaresi, sa annientare, in gran parte, con sole pietre e scuri, tutto un esercito di cavalleggeri friulani, e, sia pure assieme agli Avari, cinge d’assedio e conquista, nel 603, Cremona e Mantova, togliendole di mano ai Bizantini, e intorno al 642 con la sua marineria si spinge nel ducato di Benevento e assedia Siponto — ma qui Paolo confonde gli Sloveni con i Croati, — un popolo che ha « valida multitudo », « exercitus cum magnis viribus » e sa essere prode e ospitale ad un tempo (verso il 620 un avo di Paolo, fuggendo dalla prigionia avara trovò ospitalità e asilo fra gli Sloveni), un simile popolo non lo poteva lasciare indifferente. Anche se semplici contatti o attriti di confine sembrano avere la preminenza nelle sue notazioni, egli sente o presente l’importanza che in quello scacchiere potevano avere gli Sloveni e da buona scolta del Forum Julii, che era « Forum Italiae », tramanda le sue impressioni ai posteri italiani perché ne siano edotti, e dalla voce della storia, oltre che dalle visioni della realtà, ne traggano ammaestramento (1). Il « Chronicon Venetum » di Giovanni Diacono Venezia, in certo qual senso, fu pure città di confine. Il mare la portò a contatto diretto con le genti d’oltre Adriatico, specialmente, quando, dopo il 1000, le sue aspirazioni al possesso della Dalmazia si fecero più vigorose e concrete. Nella politica veneziana i Croati divennero, così, un fattore rilevante, non trascurabile e non trascurato. La opportunità di conoscerli bene portò all’istituzione di tutti quegli « interpretes », « oratores », « provisores » e « sapientes de Sclavonia » che potremmo considerare i primi specialisti italiani di cose slave. Le relazioni intense che corsero fra le due sponde adriatiche, il maneggio vigile e costante che ne ebbe Venezia lasciarono di sé perenne, inesau- (1) Di fronte all’interessamento che Paolo Diacono ha per gli Sloveni e di fronte alla sua preziosa documentazione impallidisce anche il battagliero Anta-podosis di Liutprando, vescovo di Cremona, il quale narrando le vicende d’Italia e d’Europa tra l’887 e il 950, (vicende di cui egli era stato testimonio o partecipe o che gli erano state riferite « a viris gravissimis ») non ignora la presenza degli Slavi nei loro territori nord-orientali e meridionali e ricorda come i Bizantini siano riusciti in una battaglia navale a incendiare e distruggere la flotta di Igor che nel 941 aveva tentato di impadronirsi di Costantinopoli. Meno ancora importa il Chronicon di fra Salimbene del secolo XIII con sporadiche, aride notizie su i Przemislidi di Boemia o sulla canonizzazione, nel 1267, di S. Edvige, duchessa di Slesia. — 41