certo un posto di rilievo. In questo senso persino l’ondata xenofila del romanticismo riusciva poco efficace. Gli accostamenti a queste letterature furono perciò sporadici ed esigui nel campo storiografico o critico e meglio riuscirono in quello delle traduzioni. Se si prescinda da singole personalità, di cui s’è fatta o si farà parola, e dalla stampa periodica, la quale nella sua prodiga varietà accolse indifferentemente anche singoli articoli di letterature slave, sono ben pache le opere di questo genere che meritino menzione. Per la Russia si potrebbe ricordare la riduzione italiana che, su testo francese, il Rubini, autore anche di una Storia della Russia, fece della Storia della letteratura russa di Sevyrev (1). E’ un ampio compendio diviso in tre « età » — teocratica, eroica e nazionale — dalle origini all’età contemporanea: pieno di ammirazione e adulazione per gli zar, ma non insensibile ai diritti del popolo; largo con ogni genere e forma di cultura, ma soprattutto con la poesia nazionale e popolare; parco di giudizi e di notizie sugli autori contemporanei, ma addirittura prolisso sulle grandi personalità — come Puskin, per esempio — già passate alla storia; lusingato dal passato, fiducioso nell’avvenire. Gli autori dell’opera potevano ben dire nell’Epilogo che speravano di avere con ciò « reso qualche servigio alla società incivilita delle due nazioni ». Nello stesso Epilogo, riassumendo la fortuna e la simpatia che la letteratura italiana aveva incontrata in Russia e proclamando che « tutta la Russia che pensa e sente veramente alla russa, ha spiegato gran simpatia ai nobili sforzi dell’Italia di ricuperare la sua indipendenza... », essi si augurano che « la simpatia fra l’Italia e la Russia cresca un dì più che l’altro... ». Libro quindi benemerito della sua duplice missione di informazione letteraria e di conciliazione nazionale. Incensi e onori furono tributati alla poesia popolare, specialmente serbo-croata. L’aderenza alle ideologie e all’estetica del romanticismo e evidente. Delle traduzioni e delle imitazioni si avrà occasione di parlare nel prossimo capitolo. Qui vanno ricordate le conferenze parigine Dei canti popolari illirici del Mickiewicz (2) e il volumetto La poesia popolare (1) Storia della letteratura russa per Stefano Sceviref e Giuseppe Rubini, Firenze, 1862. (2) A. Mickiewicz, Dei canti popolari illirici. Discorso detto da A. M-Collegio di Francia e trad. da Orsatto Pozza con un’appendice dei testi Uhncl citati dall’a., Zara, 1860. 416 —