vano a ferro e fuoco un territorio dopo l’altro nella penisola balcanica e, gravitando verso l’Adriatico, facevano pressione ai limiti estremi della Dalmazia veneta. Non pochi furono i Serbo-Croati che in tali circostanze, spinti dal rullo compressore turco, cercarono rifugio in Italia e vi ebbero asilo. Il celebre annalista veneziano Marin Sanudo parla di Montenegrini che nel secolo XVI si sono stabiliti nella « terraferma » della Repubblica ed hanno preso stanza sopra tutto a Padova e a Vicenza. Ma di loro non è rimasta traccia. Quelli invece che si rifugiarono nel Molise, si sono conservati come entità slava sino al giorno d’oggi in alcune località della provincia di Campobasso, fra S. Felice Slavo, Montemitro, Acquaviva-Collecroce, con qualche migliaio di individui che male parlano un dialetto stokavo. Vi sono venuti alla fine del secolo XV o nella prima metà del secolo XVI, probabilmente a scaglioni e dalle regioni del Narenta (Neretva). Erano miseri agricoltori o pastori e perciò, anzi che nelle ridenti città adriatiche, come avevano fatto prima i mercanti serbo-croati della Dalmazia, sono finiti in una regione interna che viveva soprattutto di agricoltura e di pastorizia. Non erano certamente questi gli Slavi che dove vavio sbalordire gli Italiani! Però la loro sopravvivenza in pieno secolo XIX ha realmente sbalordito studiosi e patrioti italiani e slavi dopo che il poeta serbo-croato di Ragusa Medo Pucic, in italiano Orsatto Pozza, li « scoprì » per caso a Napoli (1) e dopo che Domenico Comparetfi ne rivelò la presenza al grande glottologo Ascoli, che fino allora li aveva ignorati (2). E ne derivò tutta una letteratura « italo-slava » (3). (1) Il Pozza conobbe a Napoli un sarto slavo di Acquaviva e così scoprì gli Slavi del Molise. Si appassionò alla scoperta e subito iniziò relazioni epistolari con 1’« italo-slavo » di Campobasso, prof. Giovanni De Rubertis. Una parte del carteggio è pubblicata da A. Kazali, Delle colonie slave nel regno di Napoli. Lettere del prof. Giovanni de Rubertis, Zara, 1856, tradotto da S. Popovic, Slavenskje naseobi-ne u Neapolju in Sedmica di Novi Sad, 1856 e in russo da P. Bodjanskij in Cte-nija di Mosca 1858. Il De Rubertis a sua volta ha tradotto il Pozza: Poesie serbe di Medo Pucic, volgarizzate da Giovanni de Rubertis italo-slavo, Campobasso, 1866. (2) Il Comparetti nella Rivista italiana di Torino del 1863 pubblicava la recensione Notizie ed osservazioni in proposito degli « Studi critici » del prof. Ascoli e rinfacciava all’Ascoli di non conoscere le colonie slave del Molise. L’Ascoli si rivolgeva perciò al prof, de Rubertis e, avutane notizia, si ricredeva nella stessa rivista e nello stesso anno: Intorno agli Slavi del Napoletano. (3) La letteratura promossa in parte dalle opere precedenti e sorta in parte da sé, è ricordata nel libro fondamentale di M. Resetar, Die Serbo-\roatischen 64 —