II - SI ACCENTUA L’INTERESSE AL MONDO SLAVO La storia-azione si fa storia-pensiero Con la laboriosa pace di Versailles del 28 giugno 1919 o con i precedenti armistizi e trattati e accordi suppletivi cessò in Europa il fragore delle armi, ma non tacquero le passioni di guerra. Dei torbidi e dei turbamenti successivi di ogni nazione cointeressata si potrebbero scrivere altrettanti capitoli o libri a sé. L’Italia pure, come abbiamo già detto, ne restò turbata, delusa. Di qui un periodo di stanchezza, di inquietudine e di agitazioni, che provocò cambiamenti profondi nelle idee, nei sentimenti e nei costumi. Già i problemi e i piani di ricostruzione europea comportavano la soluzione di gravi e complesse questioni come quella dell’esecuzione dei trattati di pace, del disarmo, delle minoranze etniche al di quà e al di là dei confini nazionali, della liquidazione dei debiti di guerra, delle tariffe doganali, degli scambi commerciali, delle rappresentanze diplomatiche e via dicendo. Ma, cessate le ostilità, il desiderio di mettere a punto una situazione e di chiarire le idee ha nuovamente reso incandescente il mito sociale e riaperto la polemica e la lotta di classe. Evidentemente la vita italiana aveva bisogno di nuovi avviamenti. Si voleva o si doveva temprare una nuova coscienza sociale e politica. In opposizione al liberalismo, che si dimostrava insofferente del costituzionalismo democratico, o in opposizione al nazionalismo, che per molti anni aveva montato la guardia alla politica estera e che più che un’idea era diventato una tecnica, si affermava il socialismo, che però si era già biforcato e, come con tendenze conciliative accettava lo stato democratico, così con palese in- — 601