« privata » alle « bibliothecae instructissimae » e al culto delle « Mu-sae Romanae », ivi « magis quam in Latio » coltivate (1). Bell’enoomio umanistico alla rinata e rinascimentale Polonia! In quanto a Bona, discussa e discutibile in patria e all’estero, potremmo dire che essa, anche dopo il ritorno in Italia (2), fu oggetto di nuovi contatti o interessi italo-polacchi. Lo fu soprattutto in seguito alla lite, che dopo la sua morte avvenuta nel 1557, sorse per l’eredità fra il figlio suo, Sigismondo Augusto, re di Polonia, e Filippo II, re di Spagna, perché Sigismondo, a tutela dei suoi interessi, fissò a Napoli una rappresentanza diplomatica, che ebbe particolare fortuna nell’am-bientarsi e nel cattivarsi le simpatie dei Napoletani. La breccia fu fatta proprio dal primo inviato speciale, da Paolo Stempowski, il quale più che nella questione vessata dell’eredità o delle «somme napoletane» (si trattava, tra l’altro, di 430.000 ducati!) fu fortunato nei rapporti con la società, frequentando anche l’ambiente letterario e destando in esso simpatie per la sua nazione e per il suo re. Fatto è che quando, nel 1568, giunse la notizia delle vittorie che Sigismondo aveva conseguito in Russia, gran festa si fece a Napoli, e Giovanni Battista Arcuccio con altri accademici pubblicò in lode di Sigismondo un opuscolo poetico, che conteneva, insieme alle sue odi, anche altri componimenti latini, fra cui due dello stesso Stempowski, che probabilmente ne fu promotore e finanziatore (3). Quando poi, nel 1572, Sigismondo Augusto morì, si celebrò un solenne rito funebre a Monte Oliveto (S. Anna dei Lombardi) e vi intervenne l’Accademia dei Sireni. E tutti gli Arcuccio, i Caracciolo, i Castaldo, i Cortese, i Pelusio, i Santoro e via dicendo alzarono i loro facili turiboli, e fecero echeggiare epitafi ed epicedi, pianti e lamenti (1) La lettera è apparsa in Caelii Caleagnini Ferrariensis, protonotarìi aposto-lici, Opera aliquot, ecc. Basileae, 1546. (2) Già durante il suo viaggio di ritorno in Italia, alla volta del ritiro vedovile di Bari, ella era stata oggetto di alcuni incolori componimenti d’occasione. Ricordo, p. es., la « orazione » veneziana di L. Grotto del 1556, apparsa poi in Orazioni volgari di Luigi Grotto, cieco d’Adria, Venezia, 1589 e 1604; una «orazione » latina di Cassandra Fedele, riesumata nel secolo scorso : C. Fedele, Orazione per la venuta della Ser. regina della Sarmatia, dogando Francesco Venier, volgarizzata da Giovanni Paoletti, Venezia, 1858. (3) Baptistae Arcucii Neapolitani Odarum Libri 11 Ad Sigismundum Au-gustum Poloniae Regem, Napoli, 1568. - 157