che partecipò alla terza crociata e alla fine del secolo XIII fu inviato con un incarico religioso alla corte di Federico II, in Sicilia, e qui morì in odore di santità e, benché non riconosciuto dalla Chiesa, fu a lungo onorato (1). San Giacinto di Kamin in Slesia, dopo essersi addottorato in teologia e in diritto canonico a Bologna, passò a Roma e, venuto a contatto con S. Domenico, ricevette l’abito dell’ordine domenicano e ne divenne uno dei più zelanti collaboratori sino alla morte, avvenuta a Cracovia nel 1257; la sua canonizzazione nel 1594, in piena regìa controriformistica, darà spunto, come vedremo, a tutta una letteratura « gia-cintiana ». Un caso interessante è quello occorso a quel « prete Giovanni » o « Pietro Boemo », « Pietro di Praga » per il famoso « miracolo di Bolse-na » : egli cioè, nel 1263, in pellegrinaggio per Roma, si fermò a Bolsena, presso Orvieto, e, nel tempio di S. Cristina (Grotte di S. Cristina), celebrò la messa; ma siccome dubitava del miracolo della transustanziazione, durante l’ufficio divino la santa ostia — così narra la leggenda — incominciò a sanguinare nel ciborio, bagnò i pannilini e si riversò su i marmi, mentre la figura di Cristo, da prima vaga, poi più precisa, si delineava sull’altare; informato di ciò papa Urbano IV, che per paura dei Saraceni si era rifugiato a Orvieto, e sentito il parere di quei luminari della Chiesa che erano S. Tommaso e S. Bonaventura, fece trasportare solennemente il corporale da Bolsena a Orvieto e a ricordo di ciò istituì la festa del Corpus Domini; grande ne fu l’eco in tutto il mondo, a lungo circolò la « legenda » del « prete boemo » e ispirò cronisti, diaristi e artisti, non ultimo Raffaello. Così il nome di un modesto « prete boemo » restava legato a una delle più grandi solennità religiose del mondo cattolico (2). (1) J. H. Retinger, Polacy w cyw ili zacjack swiata do \onca wie\u XIX, Varsavia, 1937, n. 25. (2) Il « miracolo » è ricordato nei motivi ornamentali del portale dello stesso Duomo di Orvieto e in un affresco magnifico di Raffaello nelle « Stanze d’Elio-doro » in Vaticano. Leggende medievali che di esso parlano sono state più volte pubblicate da Fr. Di Mauro in Propugnatore, I, 356, I. Taurisano in 11 Rosario, Firenze, 1916, marzo ecc. Del miracolo hanno trattato: Pennazzi, Istoria dell’Ostia sacratissima che stillò sangue in Bolsena, Montefiascone, 1731; - Istoria del Miracolo di Bolsena, Milano, 1890; C. Dottarelli, Storia di Bolsena, Orvieto, 1928, ecc. Una bella rievocazione poetica, con illustrazioni, ne ha fatto Pio Pizzicarla, La processione del Corpus Domini a Roma e il cruento prodigio di Bolsena in 11 Gazzettino, 8-VI-1939. Recente lo studio di A. Lazzarini, Il miracolo di Bolsena, Roma, 1952. — 27