e con la lingua serbo-croata sia con quella italiana. Possono figurare degnamente assieme ai Canti illirici del Tommaseo (1). Di qui le edizioni italiane che dal 1884 sono arrivate al 1923. Opera di professore pedante è il Saggio di traduzione dal serbo di Gregorio Zarbarini (2), che insegna a tradurre, critica — escluso il Tommaseo — i traduttori che lo precedettero, si dilunga in noiose note e traduce artificiosamente una sola decina di canti. Ma almeno fra questi ce ne sono di inediti con il loro bel testo originale a fronte. Invece il lesiniano Giovanni Nikolic, traduttore anche dal francese e dal tedesco — oltre che del Preradovic, del Mazuranic e del Petrovic Nje-gos — con i suoi Canti serbi, tolti dal ciclo di Kosovo e di Marko Kra-ljevic, ci riporta semplicemente alle parafrasi di mondana memoria (3). Ricca e varia la messe di versioni apparse in giornali e riviste: ci offre un bilancio che è molto soddisfacente (4). Dalla letteratura colta si scelsero nomi sonanti, quali il Petrovic-Njegos, il Mazuranic, lo Senoa e altri, ma non si tradussero sempre le opere loro migliori né sempre riuscirono bene le loro versioni, né un autore fu tradotto sempre per sole ragioni d’arte. Si ripetè, così, la Morte di Smail-Aga del Mazuranic, si parafrasò il Serto delh Montagna del Petrovic Njegos, si curò una prima antologia di Canti iugoslavi e il Vojnovic si esibì in una autoversione del primo quadro della sua splendida Trilogia ragusea\ ma si sorvolò sulle opere migliori di Senoa, di Jovanovic, del Veselinovic, del Begovic e si tradusse il modesto poeta Ivan Saric e si indulse a Nikola Petrovic non tanto per meriti artistici, quanto per la sua posizione privilegiata di regnante (1) Di essi si ebbe nel 1913 una seconda edizione a cura di D. Bulferetti, Milano. (2) G. Zarbarini, Saggio di traduzione dal serbo, Spalato, 1887. (3) G. Nikolic, Canti popolari serbi, Zara, 1894; Canti serbi con note di N. Tommaseo, Zara, 1896. (4) Addirittura si riesumarono i lavori inediti dei primi traduttori, come F. De Pellegrini, Canzoni popolari slave in 11 Nuovo Cronista di Sebenico, Trieste, 1894-1895. Anche il Ciampoli si era proposto di « tradurre » poesia popolare serbo-croa-ta e a tale scopo si era fatto tradurre in prosa — per ritradurre in versi — dal critico croato Jaksa Cedomil, che allora era a Roma, Boj na Kosovu : così mi< nsulta dall’elenco delle opere di Jaksa, segnalatomi dal prof. Radoslav Gla-Va* di Siroki Brijeg in data 22-IX-1940. — 549