Agli Italiani, che con essi convivevano, questi Sloveni occidentali non sono certamente passati inosservati e documenti e memorie patrie ne offrono prove sufficienti. Ma è fenomeno di partecipazione regionale, che non va più in là delle sue ristrette aree. Solo nel secolo scorso studiosi e dilettanti di vario tipo ne fecero oggetto di cure particolari c da allora si parla di quella « Slavia italiana » che glottologicamente può essere definita una semplice penisola linguistica slovena (1). Altra cosa è il gruppo etnico serbo-croato. In un primo tempo che, all’incirca, va dal secolo XIII al secolo XVI, elementi fluttuanti, sporadici, serbocroati di Dalmazia si stabilirono, soprattutto per ragioni di commercio, in città lungo la costa adriatica o del regno di Napoli e qua e là riuscirono a organizzarsi in « comunità » o « universitas » che costituivano enti giuridici e venivano riconosciuti dalle autorità locali. Ci avevano pure le loro chiese. In Terra d’Otranto, già nel 1333, si ricorda un « Sanctus Vitus de Sclavonibus ». A Vasto è ricordata nel 1362 la chiesetta di « S. Nicolò degli Schiavoni » che poi, nel 1638, sarà demolita. In Ancona nel 1439 funzionava una « universitas » o comunità « Sclavorum ». A Recanati nel 1479 esisteva ancora una « fraternità » slava. Chiese e istituzioni analoghe esistettero a Venezia, Bari, Brindisi, ecc. (2). Ma in complesso erano nuclei trascurabili, i quali, misti anche a Italiani di Dalmazia, dopo che Venezia prese nelle sue mani tutto il commercio dell’Adriatico, decaddero progressivamente e, o rientrarono nelle loro sedi native, o furono assimilati, al più tardi nel secolo XVI, dagli Italiani senza lasciare eco. Una seconda fase di immigrazioni serbo-croate risale ai secoli XV-XVI, all’epoca dolorosa, in cui i Turchi, prendendone possesso, mette- (1) Lo squillo è partito da un prospetto topografico statistico di B. Bion-delli. Studi linguistici, Milano, 1856 oppure dagli Studi critici di G. Ascoli, usciti a Gorizia nel 1861. L’offensiva fu iniziata da Podrecca con i suoi due ormai «classici» volumi Slavia italiana, Cividale, 1884, 1887, cui hanno fatto eco gli studi geografici di F. Musoni, i preziosi, ma non sempre attendibili, materiali e saggi linguistici di Baudouin de Courtenay ed altro che figura in una non completa, ma ricca bibliografia veneto-slovena di Zvonko A. Bizjak, Benes\o-slovens\a