trarono subito in mezzo alla Historia Mongolorum (1). Tale pure il famoso Milione di Marco Polo che narrò le « meraviglie del mondo » e, per arrivare all’estremo Oriente, attraversò, intorno al 1270, anche il territorio dei Tatari; ma di essi ragionò all’inizio del suo viaggio troppo speditamente, e di Russi non fece cenno, ché troppo a cuore gli stava l’immaginoso mondo asiatico (2). Sarebbe inutile cercare in siffatte opere un segno qualsiasi di interessi a genti e a terre slave o una nota qualsiasi di differenziazione dei popoli, sopra tutto « tartari », coi quali si confondevano gli Slavi autentici. Anche le poche notizie che a caso su loro trapelano, perdono buona parte del loro interesse perché equivocate o facilmente equivocabili (3). Del resto tutte queste opere alla lor volta si perdono nel mare di quanto è stato fatto da altri in altri campi (4). Il Medio Evo non era (1) Pubblicato la prima volta da Vincentius Bellovacensis, Speculum historíale, Strasburgo, 1473, cui seguirono varie altre edizioni, di cui le più recenti sono quelle latina Historia Mongolorum di G. Pullé nel voi. di Studi italiani di filologia indoiranica, Firenze, 1913 e quella italiana dello stesso autore Viaggio a’ Tartari, Milano, 1929. La prima versione italiana è apparsa nella famosa raccolta Delle navigationi et viaggi di G. B. Ramusio, voi. II, Venezia, 1559. Per le varie traduzioni inglesi, francesi e russe cfr. E. Smurlo, Sulle relazioni italo-russe (Bibliografia) in Russia, II (1923) n. 2, p. 314. Le relazioni di fra Ascellino e di fra Simone de Sancto Quintino di solito sono pubblicate assieme alla Historia di fra Giovanni da Pian del Carpine. (2) Della ricca bibliografia sul Polo vale ricordare almeno le edizioni fonda-mentali di L. L. Benedetto, Il Milione. Prima edizione integrale, Firenze, 1927 e 11 libro di m. Marco Polo, cittadino di Venezia, detto Milione, dove si raccontano le meraviglie del mondo, ricostruito crìticamente e per la prima volta integralmente tradotto in lingua italiana, Milano, 1932. Esulano da qui le pubblicazioni delle recenti celebrazioni. (3) Inutile quindi sofisticare su memorie, quali il Viaggio nel paese degli Ungari di Volga del 1235 di fra Giuliano, pubblicato da A. Theiner, Vetera monumenta histórica Ungariam sacram illustrantia, Roma, 1850, n. 271. Lo stesso si dica del già noto al Ramusio Compendio della Storia de’ Tartari scritta dall’Armeno Aitone, fatto da Giovanni Boccaccio in latino, trovato e tradotto in volgare e pubblicato da Sebastiano Ciampi, Milano, 1830, ché oltre che di imprecisi accenni a Russi, si tratta di bella e buona mistificazione. Tali impressioni fa anche lo studio di G. Berchet, La repubblica di Venezia e la Persia, Venezia, 1866. (4) E per capacitarsene basta dare un’occhiata a quei repertori o manuali che sono : G. Boucher de la Richarderie, Bibliothéque universelle des voyages, Parigi, 1808; Studi bibliografici e biografici sulla storia della geografia in Italia, 100 —