volta e non c’era libreria o bancherella che non le avesse (1). Anzi il successo loro indispettì mentori e precettori del fascismo (2) e il Poliedro, dopo aver inutilmente sterzato ad Occidente, dovette cessare l’attività editoriale e cercare fortuna altrove. Altre case editrici o istituzioni culturali italiane hanno avuto pure la loro collezione di scrittori stranieri con maggiore o minore preminenza slava (3) o addirittura le loro « Biblioteche » e « Pagine » esclusivamente slave, quali la Biblioteca russa (1929-1933) di Bietti di Milano e la collezione Volga (1924-1930) di « Corbaccio » pure di Milano. Naturalmente quasi tutti gli editori hanno voluto trarre tesoro dalle traduzioni, in particolare di autori russi moderni e contemporanei, ma non sono man-cate le collezioni di studi, quali le Pubblicazioni dell’istituto di filologia slava dell’Università di Padova (1935-1936), la Bibliotechina bulgara (1931 e ss.) di Roma diretta da E. Damiani, le Pagine di Cultura bulgara (1940 e ss.) della rivista « Bulgaria » a cura dell’« Associazione italo-bul-gara » di Roma, la Collezione di studi slavi (1932-1933) dell’editore Schònfeld di Zara, diretta da A. Cronia, e la Russia contemporanea dell’editore Bocca di Torino. E se tutte queste edizioni (4) e collezioni sono apparse di misere proporzioni o si sono presto esaurite, resta il fatto della loro iniziativa; il che dimostra che persino gli editori, cioè uomini di affari, hanno inteso l’interesse che il mondo slavo destava anche in Italia (5). (1) Di qui il giusto plauso di A. Cronia, ltals\é na\ladatelstvi Slavia in Lidové Noviny, Praga, 19-VI-1931. (2) Cfr., per esempio, il già citato aspro articolo di M. Carli, Che c'importa del «genio » slavo? in 11 popolo di Roma, l-VII-1930. (3) Per esempio la Collezione di Scrittori stranieri, diretta da E. Lo Gatto, de « L’Editrice Italiana » di Napoli, 1919, i Quaderni della Rivista di Cultura di Roma, 1925-1926 a cura di E. Damiani, la Biblioteca italiana e straniera della « Libreria Editrice Aquileia » di Udine-Tolmezzo, a cura di B. Chiurlo e G. Lorenzoni, ecc. (4) Delle case editrici che hanno pubblicato traduzioni di opere letterarie slave E. Damiani ci dà un elenco abbastanza esatto nel suo volume Avviamento agli studi slavistici in Italia, Milano, 1941, pag. 193. (5) E anche per ciò le migliori enciclopedie italiane, da quella del Treccani a quella del Vallardi, abbondarono di voci slave, delle quali le principali ampiamente elaborate dagli specialisti delle rispettive materie. 648 —