sconti di Milano) (1), intercorre tra i due un vivo scambio di lettere, che, a maggiori o minori intervalli di tempo, andrà avanti per diciassette anni. Lo scambio parte sopra tutto dal Petrarca, ma vi partecipano anche l’arcivescovo di Praga, Arnost z Pardubic, e specialmente il cancelliere di Carlo IV, Giovanni Novoforense (Jan ze Stfedy) (2). Con questo carteggio il Petrarca, oltre che raccomandare e proteggere alcuni suoi amici (Lelio, Sacramore), accompagna l’invio gentile di qualche piccolo dono o di qualche sua opera (una moneta con l’effigie di Cesare, il « Bucolicum carmen ») o ringrazia di gentilezze che gli sono state usate (il diploma di conte palatino, l’omaggio di una coppa d’oro), risolve quesiti storici che gli sono stati proposti o tratta di questioni letterarie, stilistiche, declina l’invito (che per un momento, nel 1362, sembrò voler anche accettare) di passare alla corte di Carlo IV a Praga e insiste sopra tutto sul concetto della rinnovazione del sacro romano impero e dell’Italia. Il Petrarca è ispirato, quindi, da idee politiche nei suoi rapporti personali ed epistolari con Carlo IV e, come tutti gli Italiani a lui rivolti per il tormentoso problema della restaurazione imperiale, ne resta deluso. Non lo deludono, invece, anzi lo infiammano le impressioni che ritrae dall’ambiente culturale boemo ed è perciò che nel 1357 scrive all’arcivescovo di Praga: « Ego vero nihil barbarum minus nihil humanum magis profiteor me vidisse, qmm Caesarem et aliquot circa eum summos viros, quorum modo nominibus scienter abstineo: summos inquam viros et in-signes, dignos maiore memoria', quod ad haec attinet abunde mites et affabiles velut si Athenis atticis nati essent ». A Carlo IV e agli eminenti rappresentanti della sua corte praghese un simile giudizio doveva riuscire molto lusinghiero (3). (1) C’è stato anche un incontro finale a Udine nel 1368, quando Carlo IV ripassò le Alpi per accompagnare il pontefice romano che da Avignone ritornava a Roma, ma l’incontro è stato freddo e segna l’indebolimento, anzi la fine, dei rapporti fra Carlo IV e Petrarca. Era stato preceduto, nel 1365, da un ultimo, vano appello alla rinnovazione del sacro romano impero. (2) Per le Epistolae del Petrarca, oltre la vecchia edizione del Fracassetti e quella recente del Rossi, cfr. sopra tutto P. Piur, Petrarcas Briefwechsel mit deutschen Zeitgenossen, Berlino, 1933. Per la bibliografia cfr. A. Cronia, Op. cit. 47. (3) Un’eco dei rapporti che il Petrarca aveva allacciato con la Boemia e delle impressioni che aveva comunicato in Italia la troviamo anche nel suo discepolo - 53