libertà e dal quale non ha niente a temere. Anzi benché lontani e quasi privi di contatti con l’Italia, dallo spirito e dall’azione del Risorgimento italiano trassero ammaestramend ed entusiasmo per il loro risorgimento, sì che non mancano tratti comuni nelle letterature dei due popoli, nelle idee loro e nelle forme loro risorgimentali, dalla funzione specifica della poesia all’eroismo attivo dei singoli poeti. Garibaldi poi e Mazzini, come dice il Damiani con simpatica iperbole, erano sulle labbra di tutti i Bulgari. Le gesta di Garibaldi poi colpivano più facilmente la fantasia del popolo proteso in una stessa lotta di liberazione, e « garibaldejka » passò a significare, oltre che un fucile usato dai garibaldini, anche una specie di giubba o di tunica rossa con una grande cintura alla vita, che a lungo fu ornamento preferito della gioventù (1). E quando si costituì, nel 1866, il primo comitato rivoluzionario bulgaro, il ricordo dei carbonari italiani era ancora così vivo e attuale che le norme delle associazioni italiane servirono di modello alla compilazione dello statuto del comitato bulgaro (2). Perfino la chiesa ortodossa bulgara, nella sua implacabile lotta contro l’esarcato greco, fu presa da una vampata di entusiasmo per Roma e nel 1860 l’igumeno di Gabrovo, Sokoski, a nome di duemila connazionali presentò a Pio IX un atto di unione e sotto-missione alla Chiesa cattolica (3). L’attrattiva maggiore d’Italia per i Bulgari, in quest’epoca, fu Garibaldi. C’erano, sì, ancora gli alunni cattolici bulgari educati in vari seminari italiani, soprattutto a Roma. C’erano studenti bulgari che seguivano soprattutto i corsi di medicina alle nostre università e non restavano indifferenti al fervore rivoluzionario che animava l’Italia, come, per esempio, quel Seliminski, che già aveva un passato tumultuoso, o quel Comakov, il quale dopo aver studiato a Firenze e a Pisa nel 1844, divenne il capo del movimento che sostenne e ottenne l’indipendenza della Chiesa bulgara (4). Ma era Garibaldi che sopra (1) Cfr. E. Damiani, La fortuna della lingua italiana in Bulgaria, Firenze, '939, ma L. Salvini, Curiosità bibliografiche italo-bulgare in L’Italia che scrive, XXII (1939), n. 4-5. N. Doncev, L’Italia e la sua influenza nella letteratura bulgara, Roma, 1939. (2) Secondo quanto riferisce il colonnello I. Kr. Stojcev in Bulgaria, II (1940) f. II, p. 117: Legami militari e rivoluzionari italo-bulgari dal 1849 al 1915. (3) Cfr. A. A. Bernardy, Bulgaria e Roma, Roma, 1941, pag. 41. (4) G. Radev, Eminenti Bulgari del passato educati in Italia in Vita Bui-gora. I (1941), n. 32. — 377