essendo stato dal 1912 insegnante d’italiano all’Università di Belgrado. In lui più che il letterato o il divulgatore si manifesta il filologo o il glottologo che si interessa a singoli argomenti letterari, a singoli fenomeni linguistici, sia li tratti in giornali, sia ne dia tono e intento scientifici in riviste più serie. Arricciare il naso per i suoi risultati, sarebbe inutile: qui interessa il suo orientamento. Altra constatazione interessante: studiosi di altre discipline sentono il piacere o il dovere di occuparsi qua e là anche di cose slave, senza per questo passare per autentici, integri slavizzanti, che noi diremmo preslavisti. Ecco il torinese Angelo De Gubernatis, indianista e, se vogliamo, poligrafo, il quale nella direzione o nella collaborazione a riviste, in storie universali della letteratura, in miscellanee sulla Russia, in libri di viaggio sulla Bulgaria, sulla Serbia, ecc. tiene desto l’interesse per gli Slavi e abitua gli Italiani a considerarli con maggiore attenzione e serietà (1). Ecco il veneziano Emilio Teza, filologo e poliglotta, scienziato e artista, il quale tradusse saltuariamente da quasi tutte le lingue slave e riferì spesso e volentieri sulle novità della letteratura boema (2). Ecco, per fermarci ai geografi e agli storici, il friulano Francesco Musoni che con il fiuto finissimo della gente di confine, sente 1’« importanza dello slavismo » e l’inserisce nei suoi studi partendo magari da Paolo Diacono o da Montefosco per arrivare al Montenegro o alla Russia e al panslavismo in genere. Tutti questi studiosi e pionieri poi sono interessanti se li consideriamo nel loro complesso, perché non solo riassumono e rispecchiano i punti salienti e gli aspetti più caratteristici del patrimonio slavistico di questo periodo in Italia, ma di esso segnano anche lo svolgimento cronologico — il Ciampoli morirà nel 1929, il Guyon e il Musoni con le loro pubblicazioni sorpasseranno la fine della prima guerra mondiale — e ne accentuano già la tendenza alla specializzazione, per cui vediamo profilarsi le figure dei futuri russisti, polonisti, boemisti e serbo-croadsti. Quello che nei secoli passati sembrava ancora voce di subcoscienza, sta ormai acquistando coscienza di sé e consolida le basi di una tradizione che in sede scientifica avvalora il concetto della filologia slava, intesa (1) Cfr. il necrologio di G. A. Borgese in Annuario della R. Università d‘ Roma, 1913-1914 e G. Mazzoni in Accademia Crusca, 1912-1913, pag. 5. (2) V. Crescini-C. Frati^ Emilio Teza. Bibliografia di Emilio Teza, \ enl zia, 1914. 528 -