della biblioteca dell’istituto di filologia slava dell’università di Padova e di Roma, arrivò ai trentamila volumi quella dell’« Istituto per l’Europa Orientale » e sorsero piccole sezioni slave in altre biblioteche come, per esempio, in quella del Vaticano. Per gli effetti pratici e immediati buon esito ebbero le convenzioni culturali — o singole iniziative precedenti — fra vari stati slavi e l’Italia; per esse fu possibile lo scambio di professori italianisti slavi e di slavisti italiani, si istituirono borse di scambio per laureati o laureandi slavisti italiani e per diplomati italianisti slavi, si offrirono a slavisti italiani vari posti negli « Istituti di cultura italiana » in città slave, si organizzarono infine viaggi e corsi, di cui il più riuscito fu quello che il governo polacco organizzò a Zakopane nell’estate del 1928. Anche se tutti questi felici accordi tardarono a mettersi in moto e a coordinarsi e se non tutti gli insegnamenti universitari pervennero facilmente all’altezza dei loro compiti, tali furono i risultati raggiunti, anche in questo campo, che ormai si poteva parlare di slavistica italiana. E se in casa loro gli slavisti italiani si erano creata ormai una posizione ragguardevole e vedevano la loro disciplina rinverdita di sempre nuove affermazioni e speranze, anche all’estero si affermarono degnamente al punto da godere una certa popolarità negli ambienti specializzati; e come, con scelte deputazioni, parteciparono attivamente ai più importanti congressi internazionali di slavistica, così parecchie loro opere meritarono riconoscimenti e plausi di eminenti slavisti di ogni nazione. Gli artefici della nuova scienza Siccome è l’uomo che crea la scienza e non viceversa, conviene ora guardare più da vicino a coloro che della nuova scienza slava sono stati gli artefici in Italia. Pioniere — come egli ama dirsi — è stato il napoletano Ettore Lo Gatto (1890), il quale, portato da prima alla letteratura inventiva, al giornalismo, alla giurisprudenza (in cui si laureò) e alla germanistica, si invaghì poi della lingua e della letteratura russa e si diede corpo e anima alla slavistica. Sorprendente la sua attività: creazione, direzione o condirezione di riviste, quali la Russia, la Rivista di letterature slave, la Europa Orientate; collaborazione a giornali, a riviste e a enciclopedie, fra cui la grande Enciclopedia italiana; organizzazione di Istituti o case editrici, quali 1’« Istituto per l’Europa Orientale » di Roma e la « Editrice — 653