E una discreta notorietà non sarà mancata nemmeno a lui, tanto più che era in relazione con diversi letterati italiani (1). E non sia dimenticato quel Simeone Starowolski, il quale studiò a Parma nel 1624 e dei Polacchi che vivevano lontani dalla loro patria fu una specie di « precettore ». Egli si appassionò vivamente agli studi umanistici in Italia e, per trapiantare l’erudizione storiografica e letteraria italiana in Polonia, prese a imitazione quelle opere di informazione generale che stavano alla base dei dizionari biografici o delle bibliografie razionali, e compose raccolte di vite di uomini polacchi illustri nelle lettere e nelle armi (2). Se queste avviarono in Polonia la storia in generale e la storia letteraria in particolare verso nuovi criteri e sistemi, in Italia divennero testo per quei biografi e lessicografi letterari che avevano bisogno di informazioni polacche. Non solo! Ma se le «Vite» o gli « Elogi » italiani del Seicento fecero uso o abbondarono di personaggi e biografie polacche, lo si deve soprattutto ai mezzi di consultazione che loro erano stati offerti dalle opere dello Starowolski. Il « teatro » degli uomini illustri del Ghilini ne è una bella prova. E questa non è la sola. (1) Egli ci lasciò anche alcune sue impressioni sull’Italia, cfr. S. Kot, Op. cit. 14. A proposito di pubblicazioni curate da Polacchi in Italia è bene ricordare la più notevole opera musicale polacca prima di Chopin, i Cantus communiones totius anni (Venezia, 1611) di Niccolò Zielenski, che s’era messo sulle orme del Palestrina e del Gabrieli. Anche in quest’epoca non sono mancati, oltre alle pubblicazioni d’occasione, i soliti autori o editori che di opere loro eterogenee e per scopi molto spesso evidenti, hanno voluto fare omaggio a re e nobiluomini polacchi. Ma di questo mercantilismo o manierismo adulatorio di carattere cosmopolitico si può ormai non tenere più conto. Ricordo solo, per non far torto alle arti grafiche, Giacomo Lauro, insigne incisore romano, il quale dedicò parecchie sue raccolte a diversi re polacchi, con i quali fu in contatto. Cfr. Th. Ashby, Un incisore antiquario del 600 (Note intorno alla vita di Giacomo Lauro) in 11 bibliofilo, 1928; J. Fijalek, Materialy do stosun\ów rzyms\iego Ja\óba Laura z Pola\ami w poczqt\ach u’te\u XV11, comunicazione in Bulletin International de l’Académie Polonaise des Sciences et des Lettres, 1926. (2) E queste sono Scriptorum Polonorum He\atontas, Venetiis, 1627 e Sar-matiae Bellatores del 1631, cui segue la raccolta di epitaffi del 1655 Monumenta Sarmatarum. — 291