grafici ambigui ed elasdci. Il Poliziano nell 'Orfeo per inserire un pastore rozzo che parla male l’italiano, vi introduce un « pastore schia-vone » (1). Il Caro nella famigerata e spietata Apologia, divampando contro il Castelvetro, che si era permesso di criticare una sua veramente goffa Canzone, e arzigogolando sull’uso o sulla posposizione del pronome « esso », osserva che « Caro esso » e « madre essa » sa di « schia-vonesco » (2). Similmente il Tasso nelle Lettere, più precisamente in quella scritta da Ferrara a Scipione Gonzaga nel 1576, perorando il virtuosismo degli « ornamenti » e richiamandosi a Virgilio o alle trasposizioni tanto lodate da Aristotele, afferma che « parerebbe schiavone chi direbbe transtra per » (3). E similmente altri poeti e prosatori del Quattro e Cinquecento che con « schiavo » « schiavone » — pensate, oltre che al Tasso, alla « Riva degli Schiavoni » di Venezia! — indicano sopra tutto gli Slavi d’oltre Adriatico (4). In complesso, come si diceva, sono quisquilie che interessano soprattutto l’aggettivazione geografica, il lessico poetico, la cultura letteraria, il cosmopolitismo rinascimentale e si riferiscono soprattutto agli Slavi d’oltre Adriatico e derivano da impressioni ed esperienze dirette di quella gente che non parlava bene l’italiano, come gli Italiani di quelle terre, oppure derivano dalla contaminazione che allora sera già fatta del concetto « slavo-schiavo » per cui quest’uldma voce aveva anche il significato di « rozzo » o del latino « barbarus ». C’è quindi in esse un risucchio di ideologia o terminologia classiche e, in pari tempo, un indizio di nuovi orientamenti, un atto di presenza slava anche negli svaghi e ozi letterari. (1) E questo figura non in tutte le edizioni, ma p. es. nelle Stanze, L’Orfeo, ecc. curate dal Carducci, Firenze, 1863. Sul pastore «schiavone» cfr. I. Del Lungo, L’Orfeo del Poliziano, Firenze, 1863, 1897, p. 326. (2) Mi riferisco all’edizione critica di V. Turri negli «Scrittori d’Italia» dell’editore Laterza: A. Caro, Opere, Bari, 1921, cfr. Apologia degli Accademici, ecc. pag. 41. (3) Le lettere di Torquato Tasso, a cura di C. Guasti, Firenze, 1853, voi. I, pag. 188. (4) Per il Tansillo ed altri esempi insignificanti cfr. M. Dejanovic, F. Sacchetti (1330-1400) o « Schiavoniji », in Grada dell’Accademia Jugoslava, voi. VIII (1915), cui potremmo aggiungere le « voci schiavone » in senso di rozzo, primitivo, di Traiano Boccalini : Ragguagli di Parnaso, a cura di G. Rua nella collana «Scrittori d’Italia», Bari, 1911, voi. I, pag. 250. 148 —