sperticate e inesattezze storiche, quello che maggiormente ci colpisce è la solita mania umanistica di voler attribuire — e la stessa cosa faranno in Russia le cronache moscovite per i loro regnanti (1) — alla casa jagellonica un’origine romana perché la gloriosa stirpe dei Jagel-loni sarebbe derivata da un Ursus — così ha divinato la Sibilla Cumana ad Enea — che accompagnò Enea da Troia a Roma. Alle divinazioni remote fanno poi riscontro i fasti contemporanei e il poeta come inneggia a vittorie boemo-ungheresi sugli imperiali, così perora la guerra contro i Turchi sino alle più « extremae regiones » (2). Siamo quindi in piena atmosfera rinascimentale, palpitante di tradizione romana e di fervore bellico contro gli infedeli : « romanitas » quindi e « christia-nitas ». Costellate da fasto e sfarzo rinascimentali son passate alla storia anche le nozze della famosa « Vergine Latina » (3) Bona Sforza col re Sigismondo I di Polonia nel 1518: sono nozze — come ci narra anche il Bandello in una delle sue surricordate Novelle — « de le più celebri e pompose che a’ nostri giorni si siano fatte ». Si sono celebrate, sì, a Cracovia, ma grande ne è st^ta l’eco in Italia se non altro per il grande numero di Italiani che vi hanno partecipato: il solo seguito di Bona era composto da ben duecentottantasette persone e il cardinale Ippolito d’Este vi era intervenuto con trecentosessantasette cavalieri. E lasciamo stare tutti i personaggi illustri che vi hanno preso parte, dal principe Prospero Colonna in poi (4). Veniamo piuttosto a quelli che hanno lasciata qualche memoria scritta e contribuito così ancor più efficacemente alla risonanza in Italia di questo eccezionale, principesco fasto italopolacco. Molte le relazioni o le notizie che da Cracovia con speciali corrieri furono diramate alle principali corti principesche d’Italia. Molte però (1) A. Sipiaghin, Riflessi della fondazione dell’impero romano sulla storia e 'ulla vita della Russia, Roma, 1938, Istituto di studi romani. (2) F. Banfi, Panegirico di Giovanni Michele Nagonio su Vladislao 11 re di Boemia ed Ungheria in L’Europa Orientale, XVII (1937), f. VII-VIII. (3) Così la salutarono i poeti del suo tempo, cfr. Ó. F. Tencajoli, Principesse italiane nella storia d’altri paesi, Roma, 1933. (4) Notizie copiose su ciò in A. Darowski, Bona Sforza, Roma, 1904, e, più ancora, nei due srossi, ottimi volumi di W. Pociecha, Królowa Bona, Poznan, 1949. — 155