Così si spiega la troppa tenerezza per la Polonia di fronte alla troppa severità per la Russia. Così sofisticando la storia della Boemia si afferma, che i Boemi « nella guerra hanno mostratto alle volte qualche valore » e che « così gli huomini come le donne sono alti di persona, belli di presenza al pari d’ogni altra natione », ma si aggiunge subito « ma hog-gi mi pare, che siano più stimati per buoni guastatori, che per soldati » e « sono di costumi ambitiosi e pomposi, superflui », né « finiscono mai di bere e di crappolare... ». Naturalmente, se non ci fosse stata fra loro la « pestifera heresia » degli hussid, il giudizio sarebbe stato diverso. Le idee della Controriforma furono attuate a pieno in un’altra opera del Botero, nell’opera sua magna, nei dieci « libri » o capitoli Della ragion di stato del 1589 (1). Vi parla, senza veli o reticenze, il rappresentante e l’interprete della politica conservatrice e reazionaria che è assolutista in fatto di autorità civile e pone la religione a fondamento dello stato. Ne esce un trattato d’arte politica che concilia ragione di stato e ragione di coscienza in maniera così ambigua che, pur essendo stato scritto per combattere le dottrine del Machiavelli, fu detto il codice del machiavellismo gesuitico. Nell’enumerazione dei princìpi pratici a sostegno della tesi fondamentale si ricorre spesso a numerosa esemplificazione ritratta dalla storia di vari popoli. Questa volta prevale ancora l’erudizione rinascimentale e abbondano i richiami alle antichità greche e romane, alla Bibbia e alle passate o presenti esperienze d’Italia. L’esempio dei popoli stranieri non latini seduce poco, se si escludano i Turchi, che preoccupavano ancor sempre ed erano una specie di termine di paragone fra barbarie e civiltà. Colpisce perciò di più il fatto che per dimostrare, nel libro Vili, come si « accrescono » gli stati, facciano capolino i Polacchi, i quali « hanno steso grandemente l’impero e la potenza loro con eleggersi per Re Signori d’altri paesi, i cui stati hanno poi incorporato alla Corona di Polonia... » (2). L’esempio non è certo molto ragguardevole, ma allora era un assioma politico e la Polonia così passava fra gli Stati che erano maestri di sapienza politica. E questo il Botero convalidava prima di cimentarsi nelle sue « Relazioni universali ». (1) E. Bottero, Prudenza di stato o maniere di governo di Giovanni Botero, Milano, 1896; G. Cimbali, La sapienza politica di G. Botero in Nuova Antologia, l-V-1896. Pure Della ragion di stato è stata tradotta in latino e in varie altre lingue. (2) G Botero, Della ragion di stato, Venezia, 1589, libro Vili, pag. 218: « De modo tenuto da Polacchi ». 208 —