già preso da idee di rinnovamento, venne a Ragusa con sensibilità e terv denze preromantiche, si interessò vivamente alla civiltà del nuovo ambiente e passando dal culto delle tradizioni patrie a studi più ampi sugli Slavi, scrisse e pubblicò tutta una serie di opere, delle quali talune furono indovinate e fortunate (1). Meno importante quanto scrisse sulle antichità e sulla storia di Ragusa e di Cattaro, perché rispecchia la vecchia mentalità storica del Sei e Settecento e non porta a nuovi risultati. Pure interessano poco le sue disquisizioni sull’antichità della lingua « illirica » (serbo-croata) e sulle sue relazioni con le lingue di altri popoli — siano essi anche dell’Asia Minore! — perché sono sonnambulismi romanzeschi che riportano alle fantasticherie dell’Orbini o alle utopie dei Dolci. Poco dicono le sue « memòrie » su singoli scrittori ragusei, perché o si attengono alla maniera secentesca delle biografie, o arieggiano la scuola settecentesca dell’esposizione e del riferimento al giudizio altrui. Comunque sono opere che rispecchiano indirizzi e gusti consacrati da una lunga tradizione e che ai loro tempi furono bene accolte ed hanno oggi, per lo meno, un valore documentario. Primeggiano invece le sue, ormai famose, Notizie storico-critiche sulle antichità, storia e letteratura de’ Ragusei e primeggiano soprattutto per quegli infiniti dati e materiali che vi sono raccolti o desunti da varie e serie fonti, delle quali talune sono oggi, purtroppo, irreperibili. Vi è condensata tutta la vita spirituale di Ragusa, quindi tutta la sua storia civile e letteraria, tutti i suoi filosofi, teologi, matematici e poeti, tutti quelli che hanno scritto in latino, in italiano e in slavo. La visione della letteratura serbo-croata è ampia e ricca. Numerosi gli scrittori inclusi, rigoglioso lo sfondo storico-culturale, numerose le fonti d’informazione, numerosi i dati desunti da documenti inediti, da esperienze personali, (1) Bibliografia essenziale : La lingua slava, Ragusa, 1797; Notizie storico-critiche sulle antichità, storia e letteratura de’ Ragusei, Ragusa, 1802; De prae-itantia et vetustate linguae illyricae, Ragusa, 1806; Grammatica della lingua illi-wa, Ragusa, 1808, II ed. 1828, III ed. 1838; Dell’analogia della lingua degli antichi popoli dell’Asia Minore colla lingua dei popoli antichi e recenti della 1 rada e dell’illirico, Ragusa, 1810; Memorie spettanti ad alcuni illustri uomini di Cattaro, Ragusa, 1811; Memorie sulla vita e sugli scritti di C. F. Gondola (anche in latino), Ragusa, 1827; De vita et scnptis Bernardi Zamagnae, Zara, 1830. L’Appendini pubblicò la versione italiana (di N. Giaxich) dell’« Osman » Gondola (Gundulic): G. F. Gondola, L’Osmanide, 1827. Su l’autore della v«sione cfr. L’Osservatore Triestino, 1828, n. 153, Nuovo Raccoglitore, Milano, 1828, pag. 372, Antologia, Firenze, XXVII (1827), pag. 85. — 347