tiri ed ecclesiastici della restaurazione cattolica, ma, se era necessario, assumevano incarichi delicatissimi anche di natura politica. Così, per esempio, Alessandro Comuleo (Komulovic) da Spalato ebbe l’incarico da Clemente Vili di sobillare Montenegrini e Albanesi contro i Turchi, e a tale scopo, per completare la sua missione, si recò anche in Russia e prese contatti con i Cosacchi (1). Così il gesuita croato Giorgio Krizanic, sorto dal « Collegium Graecum » (per gli uniati ucraini) di Roma e autore dell’incompiuta, ma enciclopedica « Bibliotheca shismaticorum universa », passò addirittura ai servizi dello zar Alessio Mihajlovic e dopo quindici anni di esilio in Siberia, non si sa bene perché, morì nel 1683 alle porte di Vienna nelle file dell’esercito vittorioso polacco guidato da Jan Sobieski (2). Ideale loro era il verbo della restaurazione cattolica, ma per agire meglio fra gli Slavi evocarono anche l’idea della solidarietà e della fratellanza slava e talmente seppero servirsi di questa idea o talmente ad essa si appassionarono che ancor oggi è difficile stabilire se alcuni di essi, come, per esempio il Krizanic, siano stati più panslavisti slavi che missionari cattolici (3). La Chiesa cattolica veniva così a evocare e caldeggiare un’idea che doveva riuscire utile a sé e molto suggestiva agli Slavi. Era, sì, una « universalitas catholica » che postulava una « universalitas slava », era, sì, un semplice mezzo, di cui la Controriforma si serviva per asservire tutti gli Slavi e tenerli uniti in grembo alla sua Chiesa, era cioè un’arma per debellare e ortodossia e protestantesimo e islamismo, ma era un’arma foriera di grandi idee. I tempi erano ancora prematuri per una sua felice realizzazione, scarsi quindi i suoi risultati, appena affiorati, per così dire, i vagheggiamenti di fratellanza o di solidarietà slava, ma (1) E. Fermendzin, Prilozi \ poznavanju diplomats\oga poslanstva Alessandra Komulovica medu Slovene od god. 1593 do 1597 in Starine, voi. XXXVI (1918), e E. Hurmuzaki, Documente privitore la istorica Romànilor, Bucarest, t. Vili, 36. (2) Ad onta anche di successive e recenti pubblicazioni, resta fondamentale la grande monografia di V. Jagic, tivot i rad Jurja Krizanica, Zagabria 1915. (3) Ed è appunto per ciò che E. Smurlo si domanda Juraj Krizanic : Missionario o panslavista?, Roma, 1926, ma cfr. le obiezioni di A. Cronia in l’Europa Orientale, Vili (1928), f. 3-4. Alle passate monografie, essenziale quella di V. Jagic., si aggiunga la recente interpretazione di V. D. Dacjuk, furij Krizanic, Mosca, 1946, e quella, sulla base di nuovi documenti vaticani, di P. G. Scolardi, Au service de Rome et de Moscou au XVll-e siècle: Krijanich, Messager de l’Unité des chretiens et Pere du Panslavisme, Parigi, 1947. 190 —