Operosi pure i contatti italo-polacchi negli ambienti artistici, ché se pittori e scultori italiani trovarono un vasto campo di attività in Polonia, non pochi furono gli artisti polacchi i quali vissero in Italia e che delle loro opere ornarono chiese e palazzi attirando l’attenzione di maestri e mecenati italiani. Roma fu il loro centro prediletto e il Settecento il secolo loro più fortunato. Quasi tutti fecero capo all’Accademia di San Luca e con i loro lavori e abbozzi arricchirono le « Raccolte » e gli archivi. Ma non tutte le opere loro finirono nella gloria o nei dimenticatoi degli Archivi. Simeone Czechowicz, venuto da Cracovia a Roma verso il 1710 e formatosi alla scuola di Carlo Maratta, intraprese il restauro dell’ospizio polacco di S. Stanislao e affrescò varie chiese romane, soprattutto quella di S. Giovanni e Paolo. Taddeo Kuntze, detto Taddeo il Polacco, ornò di affreschi alcune chiese romane e, in particolare, il palazzo arcivescovile — la Rocca — di Frascati e il Casino Stazi di Ariccia. Il miglior pittore fu Francesco Smuglewicz, ma l’attività sua va alla seconda metà del secolo XVIII. Meno brillanti gli architetti che pur vinsero vari premi dell’Accademia (1). Oggi chi li ricorda? Ma ai tempi loro un po’ di onore resero alla patria. Anche le Muse polacche si son fatte notare in Italia, più precisamente a Roma. Qui, per esempio, nel 1622 venne l’Orazio polacco, il tardo umanista Matteo Sarbiewski; dopo un soggiorno di tre anni presentò un volume di poesie a Urbano VIII che gli valse il lauro in Campidoglio. Qui egli insegnò arte poetica e lasciò un trattato che può essere :onsiderato un vero manuale di poetica barocca. Agli Italiani di allora deve essere riuscito interessante soprattutto per le sue odi politiche, con cui perorava la crociata contro i Turchi e faceva propria quella causa che tanto appassionava la Chiesa romana e che era stata già il mordente politico e religioso degli umanisti quattro-cinquecenteschi. Lauri poedei colse a Roma anche il mediocre seguace di Sarbiewski, l’originario svedese Lorenzo Bojer. Più clamorosa fu l’incoronazione poetica di Simeone Szymonowicz perché si trattava di un poeta di fama europea, e il veronese Fracastoro le aveva dedicato nel 1530 il poemetto « Syphilis seu de morbo gallico ») al principio del secolo XVII fu impressionata da nuovi e gravi casi verificatisi in Polonia. Apparvero allora in Italia alcune « consultationes medicae », che rispecchiano nuove esperienze italiane della Polonia : Lulii Lucri (Recalchi), Consultano medica de Sarmatica lue, Ferrariae, 1600; Andreas Posthum!us, De Sarmatica lue, Vicetiae, 1600. (1) M. Loret, Gli artisti polacchi a Roma nel Settecento, Roma, 1929. 288 —