V - STUDI, STAMPE, CENACOLI, MEMORIE Contatti fra Italiani e Slavi in seno alle università Già da alcune indiscrezioni o andcipazioni dei capitoli precedenti è trapelato come gli incontri e i contatti di studenti italiani e slavi in seno alle nostre università siano stati proficui anche per l’avvicinamento spirituale delle loro nazioni. Se c’era un centro adatto, dove i rappresentanti di tante nazioni e di tante civiltà potevano convenire e convivere in perfetta armonia e comunicarsi le loro idee e le loro impressioni, queste erano le Università: grandi fari e grandi accolte di cultura e di uomini eletti. La via e l’indirizzo furono tracciati già nel Medio Evo. Facile e fatale ne era, quindi, il proseguimento. Ci furono, naturalmente, dei cambiamenti in meglio o in peggio in relazione all’attività dei singoli Studi e delle condizioni specifiche delle nazioni da cui gli studenti affluirono. La ferrea dominazione turca nei Balcani precluse così la via ai Bulgari, ai Serbi e a parte dei Croati. I Croati invece che erano sotto la dominazione veneziana, vi ebbero via spianata. Di qui l’aifiusso di tutti i Maruli (Marulic), Slatarich, Bona (Bunic), ecc., che di sé lasciarono ricordi ottimi. Preclusa pure la via dall’ortodossia che all’occidente una lettera a Bona — è. la lettera del 17 luglio 1539 — che ricorda come essa abbia saputo dare i massimi confini al suo stato e portare a nuova forma di civiltà un popolo che troppo amava il bere. Questa è tutta la sua cultura polacca, fatta di iperboli, inesattezze e di « loci communes ». Le Lettere di Pietro Aretino sono state curate dallo stesso autore nel 1537, e da lì se ne ebbero varie edizioni, compresa quella di Parigi del 1609 in 6 volumi. Delle lettere di Paolo Manuzio, fiore di etica umanistica, avremo occasione di parlare nel capitolo successivo. — 163