al sistema copernicano) (1), e gli studenti polacchi, numerosi e assidui, erano già un buon tratto di unione con la Polonia. L’ambasciatore polacco a Firenze, maresciallo Niccolò Wolski, si interessò poi per fare avere al re Ladislao IV il primo canocchiale di Galileo. Di qui ebbero inizio le relazioni cordiali e intense fra lo scienziato italiano e il regnante polacco; relazioni che dovevano concludersi con la dedica dei Dialoghi della Nuova scienza a Ladislao IV e con il più vivo interessamento di questi per la liberazione di Galileo, quando egli cadde in disgrazia della Curia romana; relazioni che, se anche non furono coronate dai risultati auspicati (2), valsero ad aumentare il presàgio della Polonia anche nelle cerehie galileiane (3). In ambiente universitario, tra il 1580 ed il 1590, è sorto anche l’interesse del celebre botanico bolognese Ulisse Aldovrandi per le scienze polacche. Lo interessarono soprattutto le pubblicazioni polacche in lingua latina di storia naturale, medicina e astronomia, ma non trascurò testi di teologia e di storia polacca, e con l’aiuto di studiosi ed editori polacchi, con i quali fu in corrispondenza, riuscì a metter sù una bibliote-china polacca di circa quaranta volumi, che oggi, assieme al suo prezioso erbario, è conservata nella Biblioteca del Seminario di Bologna (4). Assieme ai « polonica » delle biblioteche universitarie o nazionali di Venezia, Padova, Bologna e Roma, è questo il più antico e compatto nucleo di libri polacchi in Italia (5). (1) G. Galilei, Opere, Firenze, 1842-1846, voli. I e II. (2) E tutto il relativo e prezioso carteggio è stato pubblicato dal Woliriski nell’ Op. cit. (3) Intanto gli anticopernicani cattolici non si davano per vinti e, p. es., Giorgio Polacco di Venezia pubblicava nel 1644 un Anticopernicus Catholicus seu de terrae et solis natura. Lo stesso dedicò a Giovanni II Casimiro un Apologia contro l’errore d’un tale che scrisse non essere nella donna l’anima ragionevole come nell’uomo, Venezia, 1650. (4) H. Barycz, Z dziejótv \siqz\i pols\iej zagramcq w XVI stuleciu, Polonica tu Bibljotece Vlissesa Aldrovandiego in Silva Rerum, IV (1928), 65. Sulla sua vita cfr. La vita di Ulisse Aldrovandi, scritta da lui medesimo, pubblicata per cura di L. Frati, Imola, 1907. Notizie su i suoi libri in C. Gemelli, Notizie storiche sulla R. Biblioteca Universitaria di Bologna, Bologna, 1872. (5) A sua volta la medicina (dopo che la lue, alla fine del secolo XV, si era diffusa in forme epidemiche, e Teofrasto Paracelso nella seconda meta del stcolo XV, e più tardi il Falloppio a Padova, ne avevano constatata l’ereditarieta - 287