si cantò: Te Polaccum laudamus, te victorem confitemur, te strenuum bellatorem omnis catholicus venerai Et laudamus nomen Poloniae in saeculum... (1). Insomma, come disse coraggiosamente il Ciampi, il culto di Sobieski in Italia portò ad una rigogliosa « sobesciade italiana ». Valeva pur la pena soffermarsi a lungo! Di fronte ad essa perdono rilievo tutti gli altri echi slavi nella nostra letteratura. Altre risonanze polacche: da un sonetto del Campanella ad un melodramma dello Zeno Per altre risonanze polacche potremmo incominciare niente meno che con Tommaso Campanella (2) che ci porta nell’ideologia della Rinascita e postula una filosofia inconciliabile con i dogmi della Chiesa cattolica. Egli aveva espresse le sue idee sulla Polonia nel « discursus » De monarchia Hispanica del 1636 (3) e pur notandone la potenza e le guerre con la Moscovia e con la Turchia, ne aveva deplorato le lotte intestine e la questione dei re elettivi. A quest’ultimo spinoso problema ritornò nel sonetto A Polonia (4) e pur compiacendosi che Sopra i regni, ch’erede fan la sorte di lor dominio, tu, Polonia, tergi obiettò che l’idea era bella e saggia, ma portava a mali ed errori peggiori perché i Polacchi anzi che eleggersi uomini sapienti e forti, andavano in cerca di principi grandi e di gran sangue. Era questo un « monito » (1) Nel manoscritto 3937, 10 della Biblioteca dell’Università di Bologna, secondo Brahmer, Op. cit. 139. Cfr. pure M. De Flentin, De Viennae obsidione soluto... paraphrasis super hymno Te Deum laudamus, Romae, 1683. (2) Sorvoliamo perciò su echi polacchi in chi inneggiò alla Sacra Lega del 1684 contro la Turchia, p. es. G. M. Muti, La Sacra Lega composta di quattro orazioni..., in lode dei Principi collegati..., Venezia, 1688. (3) A pag. 317-318 dell’edizione di Amsterdam, 1640. (4) T. Campanella, Poesie, a cura di Giovanni Gentile, Firenze, 1939. Pag. 105. — 269