che il suo volgarizzamento in Italia. L’edizione francese, con la collaborazione multipla di traduttori italiani e francesi ne aveva fatta la breccia. Quella italiana ne era iterazione o riduzione (1), ma vi partecipò una trentina di traduttori, fra cui il Monti, il Cesari, il Giannone, il Lampredi, il Niccolini e Ippolito Pindemonte. E se più che traduzione ci fu « imitazione » o interpretazione, in compenso si sfoggiò bello stile, simmetrie e armonie poetiche. Meritato omaggio a chi, come Krylov, dalla favola classica aveva saputo trarre, con senso di misura e di equilibrio, con indulgente amore e con vena satirica, motivi di ispirazione realistica dalla società contemporanea. Ma fu Puskin che in quest’epoca giustamente primeggiò, per l’alto valore della sua poesia e per la sua rispondenza alle ideologie e all’este-tica del romanticismo. La serie delle versioni ebbe inizio ancora mentre il poeta era in vita (2). Un primo tentativo è quello del conte Ricci, che nel 1828 tradusse il Demone e il Profeta e ne mandò la versione allo stesso poeta (3). Altri tentativi furono fatti da Italiani o italofoni che probabilmente vissero e pubblicarono in Russia (4). La prima versione apparsa in Italia è quella de II prigioniero del Caucaso eseguita in versi a Napoli nel 1834 da Antonio Rocchigiani su una traduzione in prosa francese di Varvara Kaissarova. Segue a questa la versione de 1 quattro poemi maggiori (Il prigioniero del Caucaso, La fontana di Bahcisaraj, Gli Zingari, I fratelli ladroni) di Cesare Boccella — traduttore pure di Kozlov e studioso appassionato di Ovidio — che pare abbia saputo il russo, ma nell’uso dei (1) Favole russe del Kriloff, imitate in versi italiani da vari chiarissimi autori..., Perugia, 1827. (2) Un saggio o un abbozzo di Quel che c’è di Pulkin o su Pus\in in italiano oltre che una Bibliografia pus\iniana, Roma, 1937, ci ha dato E. Damiani nel volume miscellaneo edito dall’« Istituto per l’Europa Orientale » di Roma a cura di E. Lo Gatto nel 1937: Alessandro Pus\in. Nel primo centenario della morte. Cfr. inoltre E. Lo Gatto, Pus\in in Italia in Revue de Littérature compare, XVII (1937). (3) Cfr. Pus\in i graf Ricci in Literaturnoe nasledstvo. Pus\in, Mosca, 1934, pag. 56. (4) E’ la traduzione anonima (il Damiani crede in prosa e eseguita diretta-mente dal russo) de 11 prigioniero del Caucaso, Odessa, 1837. Seguono due scelte di Poesie, l’una di L. De Manzini, Pietroburgo, 1844, l’altra di M. Wahltuch, Poesie di A. Pusch\in, Odessa, 1855, in 24°, pp. 31. 440 —