contro il re Sigismondo III » negli anni 1606 e 1608. Il libro Vili della stessa parte tratta delle guerre fra Sigismondo III e il Granduca Demetrio di Mosca negli anni 1604 e 1612. Il libro I della seconda parte narra le storie delle guerre contro gli Uscocchi che al principio del secolo minacciavano di degenerare in una conflagrazione europea. Interessanti tutti e tre i libri perché oltre che portarci in tre differenti temi di storia slava, in lotte civili cioè, in guerre esterne e in episodi di guerriglia a-driadca, prima di riferire sui fatti contemporanei, cominciano ab ovo, e come rievocano dai primordi il paesaggio e la storia polacca o russa, così ritraggono gli Uscocchi dalle loro origini. Abbiamo in tal modo dei quadri slavi netti e distinti in seno ad una storia generale. Così come erano concepiti e raffigurati, non potevano certamente mancare d’interesse. La visione slava, per vero, non è completa, si pensi se non altro ai Boemi, ma così almeno acquista in profondità quello che ha perso in ampiezza. Se le simpatie dell’autore poi, anzi che ai ribelli, vanno all’im-peratore da una parte e ai Veneziani dall’altra, la cosa è ben comprensibile perché, senza appigli ai princìpi di assolutismi politici, egli che era apolitico, vedeva nell’uno la saldezza e la salvezza della Polonia e negli altri vedeva l’espressione del diritto e della legalità. Continuatore ideale e formale dello Zilioli è stato, oltre che il Bi-rago, anche il conte Maiolino Bisaccioni, ingegno versatile (1), ma spagnolesco che si cimenterà anche in un romanzo a sfondo storico russo e che ha portato la storia dello Zilioli fino al 1653 in una sua Historia delle guerre civili di questi ultimi tempi (2). Senza perderci in dettagli e senza fare torto agli altri Slavi che pure vi sono ricordati, potremmo dire tranquillamente che qui, per la prima volta in opere di grande respiro, trova la, sua bella consacrazione la questione cosacca. Si tratta, per vero, delle « guerre civili di Polonia », ma al loro centro stanno i ‘Co sacchi, che vivamente interessano l’autore e di cui egli ci parla, dalla loro origine, dalla derivazione del loro nome sino alle gesta eroiche del loro ataman o capo Bogdan Chmielnicki. Ciò ancora non vuol dire che le simpatie dell’autore vadano ai Cosacchi, ché egli li vede attraverso gli occhi degli interessi polacchi, e come dichiara che le loro ri- (1) E’ stato lui pure a tradurre, accrescere e correggere la Descript io Orbis, ecc. di Linda, cioè Le relationi e descritioni universali e particolari del Mondo e delle Repubbliche, Venezia, 1660. (2) C’è anche, oltre ad altre edizioni veneziane, di cui la prima del 1652, un’edizione bolognese « ricorretta et in molte parti accresciuta » del 1653. 214 -