Traduzioni e ritraduzioni, ritagli di critica letteraria e « istruzioni» grammaticali Che il terribile, ma pur cavalleresco — di fronte a quello che lo seguirà venti anni dopo — conflitto mondiale non abbia completamente attutite e ottuse le attività e le attitudini intellettuali, ce lo possono comprovare modestamente anche le pubblicazioni, sia pure sparute e frammentarie, su gli Slavi e degli Slavi al di là dei soliti temi di guerra. Ci furono anzi tutto le traduzioni di opere di letteratura amena che valsero a distrarre, allettare e allietare e, a modo loro, erudire il buon pubblico dei lettori. Ce ne furono di quelle eseguite direttamente sui testi originali, altre desunte da versioni straniere; le une hanno ripreso e rivestito di nuove forme italiane opere già tradotte, le altre hanno presentato nuove opere non ancora note in Italia. Vecchi traduttori alla Verdinois si sono alternati con nuovi interpreti; taluni hanno curato poco il loro lavoro e si sono barricati dietro l’anonimità, altri hanno lavorato in collaborazione, l’uno responsabile della fedeltà al testo originale, l’altro della forma italiana. Sovrana la prosa, quasi completamente assente la poesia. E qualche buon affaretto non è sfuggito ai signori editori, se certe edizioni hanno continuato a moltiplicarsi e a esaurirsi. Si trattava, però, di opere già « provate » e non di nuovi « sondaggi ». Fatta precedentemente la breccia, alcune versioni di opere russe si rinnovarono quasi per legge di inerzia. Tolstoj, Dostoevskij, Turgenev, Cehov, Gorkij e Korolenko avevano ormai assicurato il successo. Alcune loro opere — come II delitto e il castigo, L’idiota e Povera gente di Dostoevskij — arrivarono al terzo, al quarto migliaio e persino alla settima edizione; altre, come 11 giardino delle ciliege di Cehov o Fumo di Turgenev, si ritradussero una seconda volta. E sia degli uni che degli altri spuntarono nuove traduzioni, fra cui La sonata a Kreutzer di Tolstoj. E qualche nuovo scrittore, come Saltykov-Scedrin, assieme a nuove versioni o interpretazioni poetiche di Canti popolari russi, fece la sua comparsa, spesso in saggi di riviste, meno in volume a sé. Ma le traduzioni dal russo ormai andavano (1). (1) Cehov, Il giardino delle ciliege, trad. di E. Quadri e V. Rausch, Milano, 1916. Dostoevskij, 1 Ragazzi, trad. di Kiihn Amendola, Milano, 1915 (brani da 1 fratelli Karamazov); Il delitto e il castigo (.Ras\olni\off), con prefazione di S. 594 —