Ad onta di tale e tanta passione politica, le opere tommaseiane concernenti gli Slavi hanno carattere prevalentemente letterario. Ecco, nel 1841, quella raccolta aforistica che si intitola Scintille e si ispira a un marcato filantropismo romantico. Fra i popoli che più sono vicini al suo cuore (italiani, francesi, greci), figurano anche gli « illirici ». Figurano in undici « scintille » analoghe a quelle dettate per altri popoli. Idea loro fondamentale: «trasfondere la fiamma del sapere e dell’amore ». Dalle Scintille traggono origine le Istrice del 1844, perché queste sono riconsacrazione del gruppo illirico delle « scintille » aumentate di altri brevi componimenti che, nell’edizione precedente, per varie ragioni non erano apparsi. Il Tommaseo le ha scritte o abbozzati; in serbo-croato, ma il suo « maestro » di questa lingua, Spiridione Po-povic, le ha corrette e Ivan Kukuljevic le ha pubblicate a Zagabria, con grossolani errori di senso e di forma. Pensiero dominante: quello del 1841; quindi: fiamma d’amore e di sapienza; quindi: « fratellanza nella forza e nella debolezza, nell’onore e nell’onta ». Alla pubblicazione delle Scintille fece seguito quella dei Canti popolari toscani corsi greci illirici negli anni 1841-1842. Opera magnifica, che, per ciò che riguarda i Canti illirici, ha fatto scuola e tuttora vale per la squisitezza della scelta, per l’aderenza della versione, per la tempra del linguaggio, per gli acuti commenti che la costellano. A questa valorizzazione della musa popolare serbo-croata si ricollegano altri pregiati contributi: l’alata e non ancor superata orazione Dei canti del popolo dalmata (1), la versione greca di alcuni canti illirici, l’inclusione di un canto illirico nei commenti alla Commedia di Dante Alighieri, una raccolta inedita di centinaia di canti illirici originali e singoli scritti inediti (2). Sta a sé uno studio di carattere filologico su Gli Sciti, gl’lllirii, gli Slavi, incluso negli Studi critici del 1843, in cui, prendendo lo spunto dal Vico, che difende l’antichità e l’importanza degli Sciti, e facendo dei confronti tra la civiltà di questi e quella degli Slavi, si vuole dedurre che gli Slavi provengano da un ramo degli Sciti. La cosa non è nuova, ché Aleggia la già nota « teoria sarmatica » sull’origine degli Slavi. La no-Vlta sta, se mai, in certi parallelismi scito-slavi, i quali tradiscono, sì, im- (1) Pubblicati la prima volta ne 11 Giornale Euganeo di Scienze, Lettere, Ar-"• Padova, 1844, p. 321, (2) Tutto documentato da A. Cronia, I «Canti illirici» di Niccolò Tommaso in Nuova Antologia, 16 giugno 1943 ed estratto, Roma, 1943. — 397