II - VISIONI GENERALI Dalla Rinascita il Seicento eredita anche l’interesse agli Slavi Fra i vari elementi specifici, che costituiscono l’eredità della Rinascita nel periodo secentesco e arcadico, potremmo annoverare anche l’interessamento agli Slavi in determinati frangenti storici e culturali. Lo si nota soprattutto nel pensiero storico e nella erudizione storica. Una vera soluzione di continuità non c’è, ci sono invece tratti di unione, corrispondenze e consonanze fra le due epoche. La bella tradizione che la Rinascita aveva promosso e tramandato con le sue scoperte, con le sue rivelazioni e con le sue corografie, si continua e si arricchisce. L’attività diplomatica, i maneggi politici, la curiosità di genti straniere, l’incentivo della glorificazione, la mania di ammaestrare, l’amore alla sintesi, a nuove visioni e ricostruzioni trovano nuovi campi e nuovi impulsi. Il mondo slavo vi si presta egregiamente. Subentrano invece le novazioni di spirito e di forma in relazione al nuovo clima storico e culturale. C’è il problema religioso che investe ogni forma di civiltà e convoglia anche la storiografia nell’alveo di un rigorismo chiesastico. Si impone quindi l’ideologia del diritto divino, si fa propria la concezione controriformistica dell’autorità assoluta, l’erudizione critica promossa dall’umanesimo si fa apatica, la tecnica della storiografia rielabora struttura, ordinamento e stile, e la storiografia non è più intesa come arte. A lungo andare, alla fine del secolo o al Die Bedeutung der Reformptton und Gegenreformation, ecc., cfr. A. Angyal, Die Baro\-Epoche in der slavisehen Literatur-und Geistesgeschichte in Blic\ naeh Osten, II (1949), III ss. 204 —