gloria — che per nuovi Cesari, per nuovi Scipioni e per nuovi Augusti ci volevano nuovi Livi, nuovi Virgili e nuovi Orazi — scaturì tutta quella « ars oratoria » o « ars panegirica » che, temprata d’oro, di ambizione, d’odio e d’amore, dal Filelfo all’Aretino, fluì per le principali corti d’Europa inneggiando a pontefici, imperatori e principi senza misura e senza sincerità. Era pretta letteratura cortigianesca. D’altra parte, se essa rispondeva allo stimolo dell’adulazione e tendeva soprattutto a magnificare, non restava fuori della realtà storica contemporanea e porgeva dati, ai quali gli stessi storici più tardi ponderata-mente attingeranno. Del pari, assieme ai più venali adulatori, si facevano strada anche più onesti e oggettivi celebratori e ne derivava una poesia che in sostanza era commento poetico ai più celebrati fatti o personaggi storici. E ciò, naturalmente, interessa ancor più. E in questo si rispecchiano anche fatti e personaggi e interessi slavi che già in altra sede avevano impressionato gli Italiani. Un esempio di panegirista troviamo in quel poeta latineggiante savoiardo-romano Giovanni Michele Nagonio, della cui vita ancor poco consta (1), ma che pare sia stato anche a Cracovia e di certo in contatto col polacco Pietro Wapowski, perché a lui indirizzò un’orazione e varie elegie, mentre era di passaggio a Roma nel 1493, come decano del capitolo di Opatow, aspirante al decanato delle chiese di Cracovia e di Gniezno (2). Il suo panegirico (3), scritto a mo’ di « Pronostichon », è dedicato — probabilmente in occasione dell’assunzione al trono d’Ungheria — a Vladislao II, primogenito di Casimiro Jagellone di Polonia, re di Boemia dal 1469 e di Ungheria dal 1490, contemporaneo quindi del pontefice Giulio II, di Luigi XII di Francia e del duca di Ferrara Ercole I d’Este. In tale Panegyrìchon, che, foggiato sull’Eneide di Virgilio, in un’aura classicheggiante conferisce a Vladislao II l’aureola di una maestà, di cui egli nella realtà storica era privo, fra tante « laudationes » (1) F. Banfi, Giovativi Michele Nagonio panegirista di Vladislao II re di Boemia e di Ungheria in L’Europa Orientale, XVII (1937), f. II-IV. (2) Oratio ad R.P.D. Petrum Wapows\i a Rachowicze patricium Polonum et ad eundem elegiae Michaelis Nagonis civis Romani, Cracoviae, 1537. (3) Pubblicato la prima volta a Praga dal gesuita L. G. Scherschnik, Pronostichon et Panegyrichon ad divum Vuladislaum Ungariae ac Bohemiae regem, editum per ]oannem Michaelum Nagonium civem Romanum et poetam lawea-tum, Pragae, 1777. 154 —