e curiosità. Solo lungo l’Adriatico c’era un fervore letterario che cointeressava l'Italia perché ad esso direttamente partecipava. L’Italia poi in quest’epoca è presa dalla smania dei viaggi. L'Europa si fa piena di Italiani. Ci sono ancora i vecchi missionari che mirano a fini religiosi, ma subentra chi vuole acquisire nuove conoscenze geografiche, naturali, etnografiche, linguistiche. Pittori, architetti, scienziati, filosofi e poeti, musicisti, scenografi, cantanti, ballerine e con essi avventurieri sono la delizia di tutta Europa. Li trovi ovunque, li trovi anche fra gli Slavi. Italiani ce ne sono in Polonia (1), Italiani in Boemia (2), Italiani in Russia (3). E’ naturale che tutti questi Italiani viaggianti (1) Abbiamo ricordato la corte di Augusto Stanislao Poniatowski con tutta un’aureola di Italiani, compresi Casanova e Cagliostro; ricordiamo ancora il suo bibliotecario, l’archeologo mons. Giovanni Albertoni, che nel 1771 venne in Italia a raccoglier libri e manoscritti riferentisi alla Polonia; ricordiamo soprattutto Scipione Piattoli che ebbe parte emergente nelle uldme costituzioni polacche e con i suoi disegni di pace universale ispirerà lo stesso Tolstoj. Pare infatti che l’abate Mario, che in Guerra e Pace appare nel salotto della Scherer, incarni la figura del Piattoli. Sul Piattoli abbiamo un’erudita monografia di A. D’Ancona, Scipione Piattoli e la Polonia. Con appendice di documenti, Firenze, 1915. Per gli Italiani in Polonia, oltre alle opere citate di Daugnon, Ptasnik, ecc. cfr. ancora E. Lo Gatto, Studi di letterature slave (L’Italia nelle letterature slave), voi. III, Roma, 1931. D’altra parte continuava l’afflusso di Polacchi in Italia; i più colti uomini della Polonia studiavano a Roma e per un Polacco il viaggio in Italia era ormai abitudine. Cfr. per un caso particolare: M. Bersano-Begey, Il viaggio in Italia di Stanislao Staszic (1790-1791), Torino, 1935. (2) In Boemia pure è stato vivo l’afflusso di artisti, musicisti italiani, i quali abbellirono castelli e città e diedero vita a stagioni teatrali. E non mancarono musicisti boemi in Italia, quali il Cernohorsky, il Myslivecek (Venatorini), ecc. Cfr. A. Cromia, Cechy v déjinàch itals\é \ultury, 90, e J. Skarlandt, Gli artisti cèchi in Italia in 11 giornale dell’arte, IV (1930), n. 47. Per le arti figurative cfr. l’opuscolo recente di O. J. Blazìcek, L’Italia e la scultura in Boemia nei secoli XV11 e XV111, Praga, I. C. I., 1949, e il catalogo della Mostra fotografica curata a Praga dall’« Istituto di cultura italiana » : Arte italiana in Cecoslovacchia> Praga. 1950. (3) In Russia artisti italiani portarono il neoclassicismo architettonico e abbellirono Pietroburgo e Mosca; Francesco Araja vi aveva introdotta l’opera ita-liana; Paisiello, coperto d’onori e di favori da Caterina II, vi scrisse nuove opere, il poliglotta piacentino Francesco Angiolini, rifugiatosi colà, dopo la soppressioni, dei gesuiti, si distinse con la sua dottrina e scrisse in russo un poemetto per Caterina II e lasciò inedita una Grammatica russa polacca e italiana; cfr. G. Natali, Il Settecento, Milano, 1929, voi. I, pag. 55 e 574; E. Lo Gatto. Op. cit '. K-Vossler, Russische Zustànde am Ende des 17. Jahrh. in Archiv fiir Slav. / ■ • 39 (1924), 152. 302 -